Cronache

Trento, il don invoca lo "sciopero" delle messe in solidarietà alle migranti trasferite dalla Lega

Don Marcello Farina insorge contro la decisione presa dal governatore leghista Maurizio Fugatti di allonare 24 rifugiate nigeriane da una struttura di accoglienza a Lavarone e propone lo "sciopero" delle messe

Trento, il don invoca lo "sciopero" delle messe in solidarietà alle migranti trasferite dalla Lega

È una storia di barricate incrociate quella che arriva da Lavarone, poco più di mille abitanti in provincia di Trento. Al centro, ancora una volta, ci sono loro: le ventiquattro richiedenti asilo nigeriane arrivate in città nel 2016 e accolte in una struttura di proprietà delle suore elisabettiane.

Se all’epoca qualcuno aveva persino cercato di dare alle fiamme l’immobile per boicottare l’operazione, oggi che la giunta provinciale guidata dal leghista Maurizio Fugatti ha deciso di interrompere quel percorso di accoglienza e destinare le straniere ad altre strutture c’è chi promette di scioperare. È pronto ad incrociare le braccia don Marcello Farina che dal pulpito della chiesa di Santissima Trinità a Trento, sabato scorso, ha esortato i fedeli alla “ribellione”. “La comunità cristiana – ha detto il sacerdote nel corso dell’omelia – non può sempre tacere, assecondare, far finta di niente. Non bastano presepe e crocifisso per essere cristiani”.

Cosa fare, allora, per essere dei buoni cristiani? Il don non ha dubbi: “Se mandano via le ventiquattro donne di Lavarone la comunità cristiana dovrebbe chiedere al vescovo di chiudere le chiese per una domenica, di non dire messa per esprimere solidarietà a queste persone”. Alla fine della liturgia il sacerdote è tornato sull’argomento. “Perché – si è domandato – i cristiani devono accettare supinamente le decisioni della politica?”. E ancora: “Se la Provincia di Trento governata dalla Lega decide di mandare via le ragazze di Lavarone, che sono in una condizione positiva di accoglienza, mi sembrerebbe bello che la comunità cristiana, con il vescovo, potesse proporre che per una domenica in tutte le parrocchie del Trentino non si dicesse messa. È la forma estrema di protesta e dissenso di una comunità, di fronte a un sopruso, a un’autentica violenza”.

La replica del vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, non si è fatta attendere: “Servono messe in cui chiediamo a Dio il dono di vivere il Vangelo senza se e senza ma. Il Vangelo che non si ferma alla solidarietà ma sa leggere la ricchezza rappresentata dall’altro.

Sul tema dell’accoglienza migranti la Chiesa di Trento ha avanzato all’amministrazione provinciale delle proposte concrete e attende ora delle risposte”.

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