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Diciotti, l'affondo delle toghe: "Salvini non può dare ordini"

Anm e Davigo all'attacco dopo il caso Diciotti: "Richieste di arresto ingiustificate". Salvini promette battaglia: "Non finirà a tarallucci e vino"

Diciotti, l'affondo delle toghe: "Salvini non può dare ordini"

Che i pm di Trapani non intendessero rispondere "presente" all'appello di Matteo Salvini era apparso chiaro già ieri, quando dalla procura siciliana era emersa la volontà di prendere eventuali provvedimenti contro i responsabili della rivolta sulla Vos Thalassa solo una volta sbarcati. Il ministro dell'Interno avrebbe voluto vedere i migranti scendere con le manette dalla Diciotti e per lunghe ore, fino alla telefonata di Mattarella a Conte, non ha autorizzato lo sbarco dei clandestini in attesa di un segnale dalle toghe. Segnale che non è mai arrivato. E che, anzi, oggi si trasforma in un vero e proprio faccia a faccia.

Il gong del primo round lo fa scoccare il ministro dell'Interno in un colloquio con Repubblica, dove esprime tutto il suo "stupore" e il suo "rammarico" nei confronti dei magistrati trapanesi che non hanno disposto né fermi né arresti nei confronti degli immigrati ritenuti responsabili del violento ammutinamento sul rimorchiatore italiano al largo della Libia. "Sono loro che si stanno assumendo questa responsabilità", dice il capo del Viminale, ricordando che "in altri casi analoghi erano state compiute scelte diverse". Insomma: Salvini avrebbe voluto sentire il tintinnare di manette ai polsi dei violenti immigrati. Anche perché, faceva già notare ieri, se a bordo della nave non c'è nessuno colpevole per la rivolta, qualcuno deve aver mentito sul racconto. O i migranti oppure, ipotizzava ieri il leghista, i responsabili della Vos Thalassa. "Se vogliamo dirla tutta - aggiunge il ministro-, se i magistrati pensano che a bordo non sia successo nulla, allora smentiscono il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e la guardia costiera che da lui dipende e che aveva parlato di rivolta: io a quello ero fermo. E gli elementi in mio possesso confermano altro. Se adesso è cambiato qualcosa...".

La speranza, ora, è che la procura non decida di indagare a piede libero i due stranieri che le indagini della polizia salita a bordo della Diciotti hanno indicato come i capi della rivolta. Il titolare del Viminale sostiene ci sia "documentazione fotografica" contro i due sospetti scafisti. E che non permetterà "che finisca a tarallucci e vino". Ma a fare muro in difesa dei magistrati si sono subito subito schierati sia l'Anm che il neo-eletto al Csm, Piercamillo Davigo.

"Seguiamo con grande attenzione i possibili risvolti giudiziari connessi alla vicenda della nave Diciotti - attacca il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Francesco Miniscie - chiediamo che il lavoro dei magistrati della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza interferenze. Per questo motivo ogni richiesta di adozione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria, da chiunque provenga, risulta ingiustificata e non in linea con i principi di autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi". Per Davigo, invece, Salvini non è autorizzato a "dare ordini" alla magistratura. "La Costituzione della Repubblica riserva le decisioni sulla libertà personale all'Autorità giudiziaria, anche per convalida degli arresti - è il ragionamento dell'ex presidente dell'Anm rilasciato al Fatto - Escludo che un ministro possa dare ordini alla magistratura".

Non che nelle ultime settimane il rapporto tra magistratura e Salvini sia stato contrassegnato da dichiarazioni di affetto. Basti ricordare lo scontro sui fondi della Lega, l'appello di Salvini a Mattarella per fermare quella che lui ha definito una "indagine politica" e l'ultimo affondo della procura "anti-Salvini" di Torino sul tema migrazioni.

E siamo solo all'inizio.

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