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Travaglio insulta Berlusconi: ​continua la campagna d'odio

Nel titolo d'apertura del Fatto il Cav definito "il Delinquente". Anche Travaglio si accoda agli insulti di Grillo e Di Battista

Travaglio insulta Berlusconi: ​continua la campagna d'odio

Un fiume d'odio. Una cloaca di epiteti e insulti che non fanno altro che incancrenire il confronto politico e far riavvicinare il Paese alle urne. Marco Travaglio e i Cinque Stelle sono tornati a sventolare la bandiera dell'antiberlusconismo. Lo fanno con una violenza inaudita dal giorno dopo le elezioni politiche. Dal capogruppo Danilo Toninelli, che arriva a teorizzare che Silvio Berlusconi e Forza Italia sono "geneticamente diversi" e, quindi, inferiori, a Alessandro Di Battista, che definisce il Cavaliere "il male assoluto", fino alle battutacce di Beppe Grillo durante lo spettacolo teatrale Insonnia. In questo museo degli orrori ci si va a infilare pure Travaglio che oggi chiama il leader azzurro "il Delinquente" nel titolo d'apertura del Fatto Quotidiano.

"Noi, a Berlusconi, non daremo mai la legittimazione politica". Lo avevano detto sin dall'inizio. Rinfrancati dal voto del 4 marzo, i grillini sono tornati al "vaffa". Insulti, improperi, epiteti violenti: è il modo loro di fare politica. Una brutta politica. Il primo a usare certi toni squalificanti è proprio Grillo. Lo ha sempre fatto a teatro e in piazza. È lui l'ideologo della maleducazione politica. E, se nei mesi passati aveva concentrato ogni vile battuta contro l'allora premier Matteo Renzi, adesso ha (ri)spostato il mirino su Silvio Berlusconi. "C'è da impazzire nel vedere Berlusconi salire al Colle quando sai benissimo che è il Colle che è sceso: è una cosa da neurologi", diceva ieri sera durante uno spettacolo a Palermo. "Mi sono tolto per mettere una persona migliore di me - ha continuato - però guardiamoci attorno: siamo ancora qui, con il badante della nipote di Mubarak. Se fossi Salvini direi: ma che cazzo stai facendo?".

Il clima d'odio che stanno creando i grillini ricorda quello della sinistra, solo un po' più sboccato. All'indomani del voto, il primo a esagerare è stato il padre di Dibba. "Luigi, pulisci il divano dove si è seduto il nano!" è stato l'invito rivolto a Di Maio prima che salisse al Colle per il primo giro di consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Qualche giorno dopo il figlio ha fatto anche peggio. Si è messo a dire che il Movimento 5 Stelle non può allearsi con Berlusconi "perché lui e Forza Italia sono il male assoluto". Lo stesso che va in giro dicendo Toninelli che crede l'elettorato di centrodestra inferiore perché "geneticamente diverso". Il problema è che questi due signori (uno un "giornalista" sui generis che gira il Sud America a spese del Fatto Quotidiano e l'altro un parlamentare della Repubblica) riflettono mediamente il pensiero della pletora grillina. Pensiero che è ampiamente condiviso anche da Travaglio che oggi nel titolo d'apertura del suo giornale ha definito Berlusconi "il Delinquente". "Usando lo stesso metodo, bisognerebbe chiamare Beppe Grillo: l'assassino - commenta su

com/AugustoMinzolin/status/984672436187729925" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Twitter Augusto Minzolini - il sapore di autoritarismo, la voglia di regime, le senti anche nel lessico: quello del Fatto porta l'Italia verso Caracas".

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