Letteratura

Auster, lo scrittore chiaramente "indecifrabile"

Newark, New Jersey, 3 febbraio 1947 e poi New York, 30 aprile 2024: sono le date di nascita e morte di Paul Auster

Auster, lo scrittore chiaramente "indecifrabile"

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Newark, New Jersey, 3 febbraio 1947 e poi New York, 30 aprile 2024: sono le date di nascita e morte di Paul Auster, figlio di genitori ebrei, scrittore per anni precario fino al boom di Trilogia di New York (Einaudi, che lo traduce in Italia) nel 1987 e da lì in poi anche sceneggiatore, saggista, poeta, regista, produttore, attore. Non è stato uno scrittore né una persona facile, Auster, anche se ha raggiunto presto quel certo tipo di popolarità affettuosa che forse non è toccata nemmeno al suo più anziano concittadino Philip Roth. Nei suoi romanzi - tra gli altri La musica del caso, Leviatano, Mr. Vertigo, Timbuctù, Il libro delle illusioni, Follie di Brooklyn fino a 4321 che molti considerano il suo capolavoro e all'ultimo, Baumgartner, uscito alla fine del 2023 - è sempre riuscito a conservare, in equilibrio tra ironia, pragmatismo e disincanto, quella dose di indecifrabilità che non ha concesso a giornalisti e critici di collocarlo precisamente.

Sfuggire alle etichette ma non all'esposizione mediatica né all'impegno - tra cui quello di attivista in praticamente ogni causa corretta che si sia presentata nella sua vita di intellettuale a Brooklyn - era forse la sua cifra artistica, che ben esprime nel confine sempre sfiorato dell'autofiction, da Sbarcare il lunario a L'invenzione della solitudine fino a Baumgartner. Parlava senz'altro di sé, Auster, in ogni rituale nevrotico e piacere procrastinato, ma mai negato, di romanzi, saggi e memoir, ma anche nelle sceneggiature: Smoke, Blue in the face, Lulu on the bridge, La vita interiore di Martin Frost. I suoi personaggi sembrano spesso affetti da alienazione post-traumatica: si dedicano alla ricerca di senso, mai al risultato raggiunto. Alla richiesta di complicità, mai di solidità identitaria. Per mantenere gassose le sue intenzioni, Auster ha sfruttato, nella narrativa come nel cinema, tutti i generi, i linguaggi, le tecniche, tutti padroneggiati in modo straordinario, dal poliziesco al nouveau roman, dal fiabesco al trascendentale fino alla psicoanalisi e alla storia.

Malato di tumore al polmone da oltre un anno e mezzo - strazianti il racconto delle cure fatto sui social dalla seconda moglie Siri Hustvedt e la premonizione vedovile che lui stesso descrive in Baumgartner - Auster ha avuto in sorte, oltre alla carriera, due matrimoni con scrittrici eccezionali come Lydia Davis e appunto la Hustvedt, da cui ha avuto la figlia Sophie, attrice e cantate. E molteplici traumi: da quando a 14 anni, in un campo estivo, si vide morire davanti un ragazzino, colpito da un fulmine, a quando scoprì che sua nonna uccise suo nonno, fino alla morte della nipotina Ruby, 10 mesi, e del figlio Daniel (avuto dalla Davis), a 44 anni, per overdose: «Dobbiamo assorbire queste cose pienamente e poi trovare la forza per andare avanti», disse due anni fa in una intervista in proposito. «In connessione assoluta con tutto ciò che ci circonda, senza mai negare questa esperienza oscura».

Il suo libro postumo, Un paese bagnato di sangue, uscirà in Italia in ottobre per Einaudi: è un pamphlet contro la diffusione delle armi da fuoco negli Usa e le fondamenta di violenza che reggono la storia americana.

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