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Roberto Di Matteo

Foto profilo di Roberto Di Matteo

Quando mi iscrissi alle Belle Arti sognavo di diventare un artista. Crescendo individuai nella “settima arte” la mia strada. E così, dopo un master alla Sapienza, iniziai a lavorare sui set passando per diverse esperienze televisive. Il primo contatto col mondo del giornalismo fu casuale ma mi travolse: regia, fotografia, narrazione, montaggio…praticamente un sogno. E oggi posso annoverare decine di reportage, in Italia e all’estero. Ho viaggiato molto ed ho catturato momenti e immagini incredibili: la guerra in Ucraina, il conflitto afghano, i viaggi della speranza verso il sogno americano…e poi Siria, Cecenia, Guatemala, Grecia, Albania. Molti scenari internazionali hanno offerto materiale per i miei video. Ma se mi chiedete quale sia la mia passione, il mio Shangri-La, vi risponderò sempre e senza esitare: “Nulla raggiungerà mai i colori del Messico, terra incantevole, ricca di paesaggi mozzafiato e contrasti spaventosi, grondante di storie da raccontare e avventure da vivere”

Con centinaia di treni ogni giorno e milioni di passeggeri all’anno, la Stazione Tiburtina è il secondo snodo ferroviario della Capitale. Eppure, basta uscire all’esterno dell’edificio per imbattersi in uno scenario da incubo. Sotto i piloni della Tangenziale l’aria è irrespirabile, il lastricato è ricoperto di vetri rotti e immondizia, e l’area pullula di sbandati che si preparano a trascorrere la notte in strada. In questo scenario di ordinario degrado, la scorsa settimana, si è consumata l’ennesima aggressione. E nemmeno le recenti operazioni di sgombero si sono rivelate risolutive. Dopo poche ore dall’intervento, infatti, ubriaconi e senza tetto sono tornati al loro posto. Residenti e commercianti, invece, stanno pensando di andarsene, come dimostrano i tanti cartelli affissi per strada.

Elena Barlozzari Roberto Di Matteo
"In fuga da degrado e paura", l'esodo di chi vive vicino alla stazione Tiburtina
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