A 14 anni litiga con la madre e si fa portare a Venezia in taxi

A 14 anni litiga con la madre e si fa portare a Venezia in taxi

Un brutto voto a scuola, la ramanzina della mamma e la conseguente «fuga da casa» del ragazzino. Finita in serata a Venezia dove il piccolo si è fatto portare da un tassista che, solo a destinazione, avrebbe scoperto le ragioni del viaggio e l’ha depositato dai carabinieri che hanno avvertito la famiglia, ponendo fine a un pomeriggio di paura.
Stefano ha 14 anni, frequenta la terza media ma con scarso profitto. E fin qui, capirai che novità. L’altro giorno però mamma Roberta, 46 anni, decide di intervenire con una certa energia. E anche questo rientra nelle dinamiche genitori-figli. Mercoledì pomeriggio scatta la lavata di capo: «Se non studi ti tolgo questo e quello, niente vacanza, niente motorino». Insomma cose del genere.
Il ragazzino capisce di averla fatta grossa, incassa e decide di fare il grande gesto: fuggire di casa. E, come prima meta, si prefigge Venezia, perché lì abita un parente. O forse perché Venezia significa il mare, il porto, le navi, l’avventura. Come minimo Stefano si vedeva già novello Corto Maltese solcare i mari dei Caraibi e l’Oceano indiano, inseguendo pirati. Raccatta un paio di cambi da infilare nello zainetto, rompe il salvadanaio recuperando 400 euro e scende in strada. Davanti a lui una vita fatta di peripezie e vicissitudini. La partenza però non è delle più avventurose, ferma un taxi, si accomoda sui sedili posteriori e chiede all’autista di portarlo a Venezia.
Il tassista imperturbabile esegue. «Be’ sa - spiega adesso Neo Villa, sindacalista delle auto pubbliche - il regolamento comunale non ci impone particolari obblighi in caso di minori. Semmai dobbiamo caricare tutti, perché siamo un servizio pubblico, e abbiamo solo la facoltà di rifiutare clienti ubriachi e drogati, animali e minorenni. Ripeto solo la facoltà».
Il nostro tassista dunque s’è attenuto alla regola, non ha fatto alcuna domanda e, fatto scattare il tassametro, ha imboccato l’autostrada. Poco meno di tre ore fino a piazzale Roma, terminal automobilistico di Venezia, dove finalmente il ragazzino avrebbe informato l’autista di essere fuggito di casa. E a questo punto il tassista, che immaginiamo si sia prima fatto pagare la corsa che è appunto intorno ai 400 euro, l’ha depositato alla stazione dei carabinieri.
Nel frattempo a Milano mamma Roberta aveva già scoperto la fuga e chiamato il 113. All’arrivo degli agenti ha spiegato di essere rientrata nel tardo pomeriggio e avere scoperto un foglietto di blocco notes con su vergate poche e melodrammatiche frasi: «Mamma non riesco a farcela, ti prego non cercarmi, chiamerò io». La donna prova subito a cercarlo al cellulare che però sente squillare nella stanza accanto: Stefano l’aveva lasciato a casa. Ma proprio mentre gli agenti sono a casa a prendere i dati dello «scomparso» arriva la telefonata liberatoria da Venezia: «Carabinieri piazzale Roma, signora Roberta? Bene, stia tranquilla, suo figlio è al sicuro da noi».

A questo punto resto tempo e spazio solo per l’epilogo: il parente veneziano viene avvertito e parte subito a recuperare il fuggitivo e ieri la mamma è salita sul treno per andarlo a prendere. E far scattare, dopo gli abbracci, una nuova ramanzina.

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