Il 9 di Fantantonio Cassano è merito di mister Mazzarri

Il 9 di Fantantonio Cassano è merito di mister Mazzarri

(...) Quindi, se non siete d’accordo non prendetevela. È solo un gioco.
Luca Castellazzi. Per la Sud è stato a lungo il peggiore di tutti, il colpevole di ogni colpa, il capro espiatorio di ogni errore. E invece, è l’esatto contrario. Come spesso accade, i tifosi non vedono l’essenziale. Che, come insegnava il Piccolo Principe, è invisibile agli occhi. Quindi. Castellazzi è stato il migliore di tutti per tutto l’anno. Lasciando la firma su (pochi) dei suoi leggendari errori, ma salvando decine di gol già fatti da una difesa che è una sorta di banda del buco, impresentabile in serie A e forse anche in B. Se la Samp è arrivata in finale di Coppa, il merito è suo per l’andata con l’Inter. Se è andata ai rigori, il merito è suo per la parata su Pandev. Gigantesco. E persona perbene, il che non guasta. Voto: 9,5.
Antonio Mirante. Un altro sottovalutato. I rigori parati a Udine in Coppa valgono mezza stagione. Se fosse entrato solo per i rigori a Roma, forse saremmo qui a raccontare un’altra stagione. Voto: 7.
Vincenzo Fiorillo. I ragazzi del coro dicono che sia il fenomeno, il portiere del futuro. Di certo non è quello del presente. Non è colpa sua, ma di chi l’ha bruciato, esaltandolo. E il voto non è a lui, ma a quelli che l’hanno pompato e fatto giocare (ma Mazzarri è innocente), esponendolo a figuracce in serie. Ora, è bene che il «falco di Oregina» torni in voliera, se non vuole avere un grande futuro dietro le spalle. Inguardabile. Voto: 2.
Reto Ziegler. Come al solito, fa casino. Ma, come al solito, almeno ci prova. Voto: 6.
Pietro Accardi. Lo volevano in Nazionale. Nemici di Lippi, evidentemente. Voto: 5,5.
Stefano Lucchini. Pare che abbia mercato. Occorre approfittarne subito. Voto: 5.
Vasco Regini. Dopo qualche panchina, l’esordio in A è quasi un gioco da Settimana enigmistica. Qualche minuto con la Reggina. Con personalità. Voto: 6,5.
Jonathan Pablo Bottinelli. Esordio da incubo. Poi, poteva solo migliorare. Voto: 5.
Hugo Armando Campagnaro. Il cugino Campagnaro. Ancora una volta, anima sua. Anche se è meno concreto dell’anno scorso. Voto: 6,5.
Marco Padalino. Un altro che fa casino. Ma un altro che, almeno, prova qualcosa. Il gesto di sportività sui calci d’angolo con la Roma è la cosa più bella del Doria di quest’anno. Voto: 7.
Marius Stankevicius. Sono Stankevicius di giocatori così. Voto: 5.
Daniele Gastaldello. Fratello un po’ più scarso di quello dello scorso anno. Voto: 4,5.
Michele Ferri. Nel Cagliari Allegri gli faceva fare panchina. Dopo il suo esordio, si capisce perché. Voto: 4,5.
Mirko Pieri. Quando corre, merita la sufficienza. Non sempre corre. Voto: 5,5.
Morris Donati. In panchina in campionato contro Inter, Lazio e Bologna, in coppa a Udine. Senza voto.
Francesco Campanella. In panca col Catania e a Roma nella ripetizione dell’incontro rinviato per nubifragio. Ma il gong per lui non suona. Senza voto.
Nenad Krsticic. In panchina solamente a San Siro col Milan. Eppure, quando era arrivato a Genova, i ragazzi del coro l’avevano descritto come una sorta di fenomeno. Sparisce. Che avesse più consonanti lui che qualità da intenditori loro? Senza voto.
Manuel Da Costa. In realtà, si chiama Manuele Trinidade Da Costa. La cosa più significativa che fa è levarsi la maglietta quando si riscalda per entrare, restando a torso nudo e facendo vedere i muscoli. Voto: 3.
Andrea Raggi. Gran difensore, hanno detto ai tifosi. Raggi-rati. Voto: 4,5.
Pedro. Obiang Avomo Pedro Mba è il suo nome intero. Per non scriverlo tutto, lo mettono in distinta solo con la Lazio e a Verona col Chievo. Senza voto.
Angelo Palombo. Fa tre partite da otto e sembra lo straordinario regista dello scorso campionato. Bravo anche fuori dal campo, dove sa dire cose non banali. Poi, certo, in partita, torna Palombo. Voto: 6,5.
Daniele Franceschini. Straordinariamente positivo l’altr’anno. Straordinariamente incolore questo campionato. Voto: 5.
Paolo Sammarco. Disastroso. Inguardabile. Voto: 3.
Mattia Mustacchio. Esordio omeopatico in serie A. Voto: 5,5.
Gennaro Delvecchio. Fa tanti gol. E questo fa alzare il suo Voto: 5,5.
Daniele Dessena. Benissimo con la Reggina. Ma di Reggina ce n’era una sola. Espulsioni e ammonizioni dessennate pesano sulla stagione. Voto: 4,5.
Massimo Bonanni. Prima fuori rosa, poi in panchina, poi in campo in Coppa Italia contro l’Empoli e quattro minuti in campionato col Catania, poi al Grosseto, dove raggiunge i play-off. Forse, era meno peggio di tanti altri. Voto: 6.
Emiliano Bonazzoli. Se ne va dicendo: «Dimostrerò che non sono un ex giocatore». Tornerà da ex. Voto: 3.
Bruno Fornaroli. Il suo secondo cognome è Mezza. Più che un’indicazione anagrafica, una misura del suo peso e del suo valore come punta nel campionato italiano. Voto: 4,5.
Giampaolo Pazzini. Premessa maggiore: bisogna rivederlo quest’anno. Premessa minore: con gli assist di Cassano, tutto è più facile. Però lui la butta dentro. Voto: 8.
Claudio Bellucci. Di stima, solo di stima Voto: 6.
Guido Marilungo. Ha testa e talento. Doti che è rarissimo trovare in abbinamento. Voto: 7,5.
Antonio Cassano. Continua a non entusiasmarmi come persona e trovo che il libro sia peggio dello scontro con l’arbitro di Sampdoria-Torino dello scorso anno. Così come una serie di atteggiamenti che, evidentemente, fanno parte del suo Dna. Ma con la palla al piede è divino. Anche se manca nei momenti determinanti. Il rigore con la Lazio è più di un caso. Voto: 9.
Walter Mazzarri. Aveva chiesto un’altra squadra e un’altra rosa. Non è lo scemo del villaggio che vogliono far credere e, se la Samp di quest’anno, con quella difesa e con una formazione di partenza con Bonazzoli e Fornaroli di punta, ha fatto qualcosa di decente è anche e soprattutto merito suo. Peccato che, spesso, rovini tutto con le dichiarazioni del dopo-partita. A volte sa vincere, a volte non sa vincere, sempre (o quasi) non sa perdere. Il 3-5-2 delle scuse è la sua colpa più grave. Ma, attenzione, rischiamo di rimpiangerlo.


Alla fine, i suoi errori più gravi dell’anno rimangono quelli di aver rinunciato a giocarsela in Uefa in Belgio per rincorrere un derby poi perso e di non aver sostituito Castellazzi con Mirante al centodiciannovesimo della finale di Roma.
Un voto in più per aver sopportato e valorizzato Cassano per due anni. Non era mai successo a nessuno. Voto: 7.5.

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