Cronache

La vj cresciuta fra gli hippy: "So quanto può far male bere"

La conduttrice tv: "Ci si può divertire senza alcol, ma per chi non rinuncia al bicchiere, ben vengano i test". Che ora sono glamour, ed entrano in borsetta

La vj cresciuta fra gli hippy: "So quanto può far male bere"

Che l'etilometro aspiri a diventare un compagno insostituibile per chi ama far baldoria lo dimostra il mercato, che sforna modelli sempre più diversificati e accattivanti: la versione glamour è quella piccola, da borsetta. Quella di design prevede forme sinuose. Nella sua declinazione più comoda, è in grado di passare inosservato e diventa un portachiavi.

Mentre l'ultima frontiera è rappresentata dalle applicazioni e da quei dispositivi che funzionano tramite smartphone, per valutare in qualsiasi momento il livello dell'ebrezza, e regolarsi di conseguenza. Sembra che l'alcol test voglia farsi accattivante, oltre che utile alla prevenzione degli incidenti stradali.
L' auto-valutazione delle proprie capacità di guida può aiutare a sentirsi responsabilizzati riguardo al consumo di alcol, perché offre la consapevolezza di dover gestire e misurare le proprie condizioni in prima persona.

Con quest'impostazione concorda anche Camila Raznovich, conduttrice e giornalista astemia, ma tollerante nei confronti dei bevitori moderati.
La Raznovich ha passato i primi anni della sua infanzia tra «hippy e freak», come racconta lei stessa, e ha visto di persona a cosa può portare l'abuso di alcol. «I bambini capiscono gli stati d'animo al primo sguardo, colgono subito i sentimenti altrui e chi beve mi ha sempre dato l'impressione che fosse profondamente triste».

Questo dato biografico, insieme al fatto che sua madre l'ha educata a pensare che «bere non è una cosa particolarmente figa» hanno fatto di lei un'astemia felice.

Sull'uso degli alcoltest dice la sua: «Può essere utile il ricorso all'etilometro da parte dei ragazzi, ma solo a una condizione: che la pratica di misurare l'alcol nel sangue perda la sua aura un po' punitiva, e che i ragazzi lo vedano come un utile strumento di auto- controllo».

«E comunque – continua - diciamoci la verità: l'ideale sarebbe che non ce ne fosse proprio bisogno, sarebbe molto meglio che le persone non arrivassero al punto di doverlo usare. In alcuni casi più che un alcoltest, occorrerebbe che i ragazzi avessero un etilometro nella testa, per capire da soli quando è il momento di smettere di bere. Ma siccome questo non sempre accade, allora ben venga anche l'etilometro».

E all'occorrenza anche un amico sobrio in grado di riportarli a casa: «Sono diventata la migliore amica di quelli che vanno alle feste – scherza la conduttrice - perché non bevo, e a fine serata guido sempre io. Sono richiestissima».

L'abitudine ad affidare la macchina a chi non ha bevuto è radicata in molti Paesi anglosassoni, perché l'approccio a birra, cocktails e drink vari, in fondo, può anche essere una questione culturale. Come si evince proprio dalle parole della conduttrice: «Quando vivevo in Inghilterra era normalissimo che un gruppo di amici, fin dall'inizio della serata, si organizzasse per designare chi non avrebbe dovuto avvicinarsi al bicchiere, in modo da poter poi riaccompagnare gli amici senza problemi - racconta la Raznovich.

Che poi aggiunge: «Ma il motto “Se bevi non guidi” qua in Italia purtroppo stenta a decollare».

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