Roma

«Abbatterò Tor Bella Monaca». Alemanno il «demolitore» scuote la capitale

Il proclama lanciato a Cortina dal sindaco di Roma è più di una boutade estiva: «A ottobre un masterplan, poi referendum tra i residenti». Pdl d'accordo, l'opposizione protesta. E gli architetti si dividono. Portoghesi: «Ottima idea». Nicolini: «Distruggere manca di fantasia»

È uno dei simboli dei danni che le utopie architettoniche possono fare quando le buone intenzioni si scontrano con la realtà. Tor Bella Monaca è l'altro Corviale, non ha la potenza espressionistica del Serpentone lungo più di un chilometro, ma forse è anche peggio. Perché in questi torri bianche all'estrema periferia Est della capitale senza qualità edilizia e senza servizi vivono (male) decine di migliaia di romani. Che ora il sindaco Gianni Alemanno vorrebbe spostare altrove.
Le sue parole, pronunciate domenica sera a Cortina d'Ampezzo nel corso di «Cortina incontra», hanno l'effetto di uno schiaffo: «Demoliamo Tor Bella Monaca e ricostruiamola». Una provocazione estiva? Forse, ma anche qualcosa di più concreto. «Sbaglia chi pensa che sia una boutade estiva - ha precisato qualche ora dopo Alemanno -. A fine ottobre presenteremo un master plan della zona e faremo un confronto diretto con i residenti, anche con un referendum, perché vogliamo attuare una urbanistica partecipata e non calata dall'alto». Alemanno ha anche in mente un modello urbanistico ben preciso, tutt'altro che verticale: «I grattacieli servono - spiega - per realizzare servizi e non residenze. Lo schema edilizio verticale è fallito. Penso per Tor Bella Monaca a case come quelle della Garbatella». Il sindaco precisa che non si tratta di una scelta dettata «soltanto da motivi legati all'estetica ma anche funzionali: nelle case di Tor Bella Monica ci piove dentro, la qualità di vita dei cittadini è pessima perché spesso di tratta di prefabbricati spinti e tra una lastra e l'altra ci sono crepe ed infiltrazioni». E poi l'aspetto economico: «Puntiamo a edificare le aree circostanti con premi di cubature da dare ai costruttori, quindi senza esborsi per l'amministrazione comunale».
La proposta incontra - con qualche distinguo - l'approvazione del Pdl romano. «La proposta del sindaco Alemanno è realistica e appartiene alla logica delle grandi città che non respingono la sfida delle riqualificazioni urbane», dice il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro. Che prosegue: «In questi casi vale molto il senso e la prospettiva indicata da Alemanno di una nuova città - aggiunge - dove qualità di vita si traduca in qualità architettonica e del paesaggio per un riscatto morale e culturale della capitale». Ha solo un timore Teodoro Buontempo, assessore alla casa della Regione Lazio: «Se si tratta di un progetto pensato, studiato, programmato, finanziabile e non di un auspicio generico, sarebbe un fatto positivo perché una città migliora rendendo le case popolari dignitose e non meno belle delle private. Ci sono agglomerati dove la solitudine è oltre ogni altra emergenza. Mi auguro che non sia un auspicio di Ferragosto». «Siamo in perfetta sintonia con le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Era ora che qualcuno mettesse mano alla riforma totale di quell'obbrobrio urbanistico che risponde al nome di Tor Bella Monaca», plaude il senatore del Pdl Domenico Gramazio.
Ma qualche sì arriva anche da ambienti molto lontani dal centrodestra. Di «ottima idea, auspicabile» parla ad esempio l'architetto Paolo Portoghesi, che definisce Tor Bella Monaca «uno dei grandi fallimenti dell'urbanistica romana degli anni Settanta/Ottanta. Ormai è un ghetto senza vivibilità e consuma energia in modo terribile perché realizzato con modelli di prefabbricazione sbagliata. Costa meno abbatterlo e ricostruirlo che riqualificarlo». Di parere diverso l'ex assessore Renato Nicolini, che parla di «proclama di Ferragosto»: «Si può intervenire con una finezza maggiore rispetto a un "butto giù tutto e ricostruisco". L'architettura europea non ha questa filosofia. Si recupera, si riqualifica, si costruisce, si trasforma. Quindi, si "densifica" creando spazi per la vita culturale e sociale. Ma per far questo ci vuole uno sforzo di fantasia. E la proposta di demolire manca assolutamente di qualsiasi fantasia». Critico anche lo scrittore e intellettuale Alberto Asor Rosa: «Se una decisione del genere dovesse essere presa per mero fatto estetico tre quarti della Roma post-bellica dovrebbe essere abbattuta. Penso al Tuscolano e agli insediamenti nati attorno alla Salaria. Di più, si potrebbe pensare ad una distruzione quasi totale della Capitale».
Più «elettorali» le reazioni dell'opposizione, che non perdono occasione per sbeffeggiare il sindaco «demolitore»: «Alemanno si tranquillizzi. Prima che lui riesca ad abbattere Tor Bella Monaca i romani abbatteranno lui, alle prossime elezioni», garantisce il consigliere comunale del Pd Massimiliano Valeriani. Di «dichiarazione di tale velleitarismo che non ci sarebbe nemmeno bisogno di sottolinearlo, se non provenisse dal sindaco di Roma che avrebbe il dovere non di esprimere dei desideri ma di praticare soluzioni concrete» parla il deputato del Pd ed ex assessore all'Urbanistica del Comune di Roma Roberto Morassut.

«Il fatto è - prosegue Morassut - che a metà del suo mandato egli non ha demolito né ricostruito un solo metro cubo e il governo Berlusconi, che egli pienamente sostiene, ha varato due cosiddetti piani casa del tutto fallimentari che non hanno prodotto un solo alloggio popolare e nessuna azione di recupero urbanistico delle periferie italiane».

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