«Le ragioni della decisione dellUdc di votare sì al referendum sulla devolution, la politica da portare avanti allinterno della Regione Lazio e il rapporto con gli alleati». Sono questi gli argomenti che il segretario regionale dellUdc, Luciano Ciocchetti, ha trattato nella sua relazione al comitato regionale dellUdc riunitosi ieri. «LUdc ha fatto un grande lavoro sul referendum perché è riuscito a catalizzare lattenzione sul merito della questione, evitando di trasformare il voto del 25 e del 26 giugno in un giudizio politico sul governo Prodi - afferma Ciocchetti in una nota -. Noi siamo convinti della bontà della riforma approvata dalla Cdl. Per esempio siamo riusciti a restituire allo Stato alcune competenze, come quella sullenergia e sulle opere infrastrutturali, che il centrosinistra nella sua riforma aveva invece attribuito alle regioni». Ciocchetti si sofferma inoltre sulla situazione allinterno della Regione: «Marrazzo dopo un autentico anno sabbatico sembra essersi improvvisamente risvegliato. Sta lanciando segnali pesanti ai propri alleati, cercando forse di ritagliarsi unautonomia di cui fino adesso non ha goduto. Ci sono evidenti segnali di insofferenza allinterno della maggioranza: un documento sulla sanità ai più sconosciuto, compresa parte della sua coalizione, che lascia quantomeno perplessi; forti divergenze sulla questione del termovalorizzatore, posizioni opposte sulla sperimentazione della Ru486. Insomma, tutte le contraddizioni del centrosinistra che noi da tempo andiamo denunciando stanno adesso emergendo. Per questo occorre da parte della Cdl, ma in particolare dallUdc, una forte e decisa opposizione».
Per quanto riguarda i rapporti con gli alleati, Ciocchetti sottolinea la necessità di individuare un nuovo percorso: «Ci sono due anni di tempo prima del prossimo significativo appuntamento elettorale, le Provinciali di Roma, per rimboccarci le maniche e cercare di recuperare il terreno perduto. Basta con la logica di scegliere i candidati sindaci il giorno prima della presentazione delle liste e basta con le decisioni calate dallalto».
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