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Aborto, cresce la voglia di fare una moratoria

Nel centrodestra cresce "il partito per la vita" e Buttiglione lancia una proposta in cinque punti. Fini temporeggia, Casini frena

Aborto, cresce la voglia  
di fare una moratoria

Roma - Gianfranco Fini tace, Pier Ferdinando Casini frena e chiede ai cattolici di non cadere nella trappola dell’«eccesso di zelo». Ma sia dentro An che dentro l’Udc l’offensiva per la revisione della legge 194 prende sempre più corpo, da una parte con una sottoscrizione lanciata da alcuni parlamentari di Via della Scrofa, dall’altra con una proposta di moratoria messa nero su bianco da Rocco Buttiglione.

L’offensiva di An in risposta all’iniziativa sull’aborto lanciata da Giuliano Ferrara, è firmata da Alfredo Mantovano, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Barbara Saltamartini e Giorgia Meloni. Sul Foglio in edicola oggi il drappello di parlamentari propone ai simpatizzanti di An di sottoscrivere il loro appello perché «un partito politico non deve e non può restare indifferente» e chiede che, in occasione della Conferenza programmatica di Milano dall’8 al 10 febbraio, una sessione sia dedicata al diritto alla vita e a dare concretezza alla moratoria sull’aborto.

In contemporanea Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, lancia una sua proposta di «moratoria» sull’aborto in cinque punti: si va dall’interdizione dell’aborto dopo la ventesima settimana di gravidanza all’autopsia sui feti abortiti sulla base di diagnosi prenatali che denunciano gravi malformazioni; da una maggiore informazione sulle effettive possibilità di recupero dei bambini affetti da malattie congenite al miglioramento del livello di sostegno alle famiglie con bambini affetti da malattie congenite fino al rafforzamento del sostegno alle madri che scelgono di non abortire. All’offensiva di Buttiglione risponde, però, con un severo monito Pierferdinando Casini. «Ruini ha espresso idee importanti e assai condivisibili che sono state strumentalizzate non solo dagli avversari del mondo cattolico ma anche da qualcuno che, con eccesso di zelo, ha finito per mettere fuori strada il dibattito.

Il punto non è certamente quello di rimettere in discussione la 194, in gran parte disattesa, perché non ci sarebbe una maggioranza parlamentare». Se Casini predica prudenza, il fronte dei laici deciso a dare battaglia contro l’ipotesi di rivedere la legge 194 è compatto e trasversale.

E se nel Partito democratico risuonano tanti imbarazzati silenzi, non va meglio nel centrodestra dove ci si muove sulla base di prese di coscienza personali.

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