Aborto fai-da-te, muore a 40 anni Figlia indagata

Muore dopo un aborto «fai-da-te», e la figlia che l’ha aiutata ad abortire viene denunciata dalla polizia. La vittima, una quarantenne romena, abitava in una baracca, era al dodicesimo mesei di gravidanza ma non proprio non voleva quel bambino. Così S.M.V., residente nel campo nomadi di via della Martora, ha ingerito la scorsa settimana una quantità eccessiva di pasticche di Cytotec, un gastroprotettore che è registrato per prevenire ulcere gastriche, ma che in realtà viene usato dalle donne per indurre l’aborto. La donna, soccorsa in un primo momento all’ospedale Sandro Pertini, a causa di complicanze sopraggiunte di tipo respiratorio e cardiovascolare è stata successivamente trasportata al Cristo Re, dove è morta la notte tra martedì e ieri.
Gli agenti della polizia di Stato hanno avviato le indagini per individuare chi potesse aver prescritto e successivamente somministrato il farmaco alla straniera. Indagini che hanno portato a R.P., 22 anni, figlia della donna morta, che è stata denunciata in stato di libertà per violazione della normativa riguardante l’interruzione volontaria della gravidanza, in quanto gravemente sospettata di aver aiutato la madre a ingerire il medicinale. «Mia madre ha già dieci figli, non è che poteva pensare pure a questo», si è gistificato la giovane, a sua volta madre di un bimbo di pochi mesi.
Nella baracca abitata dalla famiglia delle donne, i poliziotti del commissariato hanno trovato parte di un «blister» parzialmente bruciato che è stato recuperato dagli agenti e che verrà analizzato da personale del gabinetto interregionale di polizia scientifica per verificarne la corrispondenza con il farmaco ingerito dalla straniera. Inoltre, gli agenti del commissariato San Basilio stanno ora cercando di individuazione il medico che ha prescritto il farmaco e chi effettivamente ne fosse il destinatario.


Per l’assessore alla Cultura della Regione Lazio Giulia Rodano questa tragedia poteva essere evitata aggiungendo che i più deboli sono i primi «a subire i colpi della battaglia ideologica della destra contro il finanziamento dei consultori familiari come luoghi gratuiti di accesso per tutte le donne». Non perde l’occasione per fare propaganda l’assessore regionale all’Ambiente Filiberto Zaratti: «Eppure il governo vieta l’utilizzo della pillola RU486».

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