Abruzzo, altre accuse contro Del Turco «Minacce di morte se non pagavamo»

L’imprenditore Angelini: «Quando prendeva i soldi preferiva parlare di arte»

da Roma

Conferma tutto, il grande accusatore della Sanitopoli abruzzese. Nel tribunale di Pescara Vincenzo Angelini racconta di tangenti e di minacce, anche di morte, tenendo in mano un foglietto di appunti. A un certo punto Ottaviano Del Turco, uno dei 10 indagati per le dichiarazioni dell’imprenditore delle cliniche private arrestati il 14 luglio, non trattiene una reazione, ma il gip Maria Michela Di Fine lo blocca. Avviene mentre Angelini descrive la consegna di mazzette all’ex governatore (secondo lui per 6 milioni di euro): «Aveva un atteggiamento distaccato, nel senso che non si curava dei soldi, non li guardava neppure, né li toccava». In quei momenti, dice, Del Turco preferiva parlare di arte. Accuse pesanti, infamanti. Come quelle che Angelini lancia all’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga: «Mi chiedeva 100mila euro al mese, in cambio dei pagamenti per le prestazioni delle mie cliniche private». Come quelle a Giancarlo Masciarelli, ex presidente della finanziaria regionale e inventore delle cartolarizzazioni: «Era il dominus della sanità abruzzese». Come quelle a Camillo Cesarone, ex capogruppo del Pd: «È stato eletto grazie al mio apporto». Angelini dice che se non avesse pagato, qualcuno gli avrebbe «spezzato le gambe». Che gli è stato detto: «O mi dài i soldi o ti ammazzo». Che si sente anche adesso penalizzato, convinto com’è che lo vogliano «affossare». Poi chiede dell’acqua e proprio Conga, ironico, si offre di pagargliela.
È mattina presto quando il gip respinge tutte le eccezioni delle difese e inizia l’incidente probatorio. Angelini risponde per 3 ore alle domande del procuratore capo, Nicola Trifuoggi. Altre 2, dopo la pausa-pranzo, finché alle 17.30 chiede un’interruzione. «Sono troppo stanco». Si riprenderà oggi, anche con gli interventi dei difensori.
Ma è già chiaro, da questa giornata, che il principale accusatore di politici e imprenditori abruzzesi non fa marcia indietro. E infatti il pm commenta: «È stata una giornata positiva per la giustizia, non per noi. Angelini ha meritato un buon voto in condotta, è stato lucido, preciso». All’uscita dall’aula Trifuoggi appare soddisfatto, ma irritato per le interviste di Del Turco il giorno prima, quando si è descritto come vittima di «poteri forti» e ha parlato di Angelini come di un «disperato», che temeva l’arresto e cercava protezione da lui. «Se fossi un potere forte - replica l’imprenditore - non starei qua. Ma se Del Turco comincia a confessare è un’ottima cosa». Il pm ricorda all’ex governatore che è agli arresti domiciliari e ha il divieto di comunicare con l’esterno. Se continua così, ammonisce, «si potrebbero aggravare le misure a suo carico». Insomma, potrebbe tornare in galera. Del Turco capisce di aver sbagliato, si scusa.

Solo così può sperare che, finito l’incidente probatorio, la procura non si opponga al suo ritorno in libertà. E quando all’uscita dall’aula gli chiedono le sue impressioni, risponde cauto: «Non ho impressioni. Traete voi le conclusioni. Leggete gli atti».

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