Addio ai modelli di Armani: sparirà il poster di via Broletto

Sarà come cancellare un’indirizzo dalla mappa. Per capirsi, tra milanesi è più facile dire «ci vediamo davanti alla pubblicità di Armani» che all’angolo tra via Broletto e via Dell’Orso. Uno slang diventato di uso comune addirittura dal 1984, quando Re Giorgio inaugurò il maxi-poster vicino a Brera e due anni ne uscì addirittura una mostra per celebrare il cinquantesimo murale. Ma il nuovo Piano degli impianti approvato dalla giunta e presto all’esame del consiglio farà sparire dal centro i mega cartelloni pubblicitari. Quello a tutta facciata che si incontra di fronte alla Fnac di via Torino, ad esempio, o il «DieselWall» alle Colonne di San Lorenzo. Per ricompensare i patiti di spot, in compenso, anche Milano potrebbe avere la sua Piccadilly Circus, una piazza con impianti pubblicitari luminosi tutto il giorno, proprio come a Londra: le candidate sono San Babila e piazzale Loreto.
«In ritardo di 15 anni», visto che il Comune lo aspetta dal ’93 come fa notare l’assessore alla Arredo urbano Maurizio Cadeo, a giugno arriverà dunque in aula sia il nuovo regolamento che il piano degli impianti pubblicitari. Il fine è «meno affollamento e più ordine». Aumenterà da 100mila a 145mila metri quadrati la superficie consentita su impianti di durata triennale - e i guadagni potrebbero salire dagli attuali 20 milioni di euro all’anno fino al 40 per cento in più - ma migliorerà «la percezione di ordine e arredo». Con le nuove regole il Comune ha già calcolato che toglierà di mezzo 50-100 impianti in centro e il 25-30% di quelli sparsi nel resto della città.
Intanto, il territorio sarà suddiviso in 5 macro aree con regole e impianti diversi. Anche i contratti saranno più lunghi: autorizzazioni triennali, «non superiori a tre mesi» o «di altra durata». Nella Cerchia dei Navigli, stop a posters, targhe su palo, pellicolature di edifici o di strada, cassonetti luminosi a parete, totem, insegne su tetto, gonfaloni, tabelle a muro, impianti su servizi automatizzati. Gli striscioni saranno ammessi solo sulle strade perimetrali (si salva corso Buenos Aires perchè non è centro storico). In piazza Duomo i teli su ponteggio potranno coprire non più metà ma solo il 20% di una facciata. Nella zona delle Mura spagnole invece saranno ammesse tutte le tipologie di impianti tranne i gonfaloni di 100x140 centimetri. Più libertà nelle altre tre aree più periferiche.
Il piano, sottolinea Cadeo, «punta poi a valorizzare gli impianti innovativi e tecnologicamente avanzati, finora non regolati». L’obiettivo è approvarlo entro ottobre e applicarlo dal primo gennaio 2009. L’assessore assicura che da parte delle imprese c’è stata «massima collaborazione» perchè «il caos attuale danneggia anche loro». I commercianti che hanno vetrine oscurate dai cantieri, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini, potrebbero avere diritto di prelazione. Ma la richiesta è minima: solo in 14 su 147 cantieri ci sono spot.

Col piano dovrebbero accorciarsi anche i tempi medi per le autorizzazioni, oggi tra i 25 giorni e i 4 mesi a seconda dei casi. «La pubblicità è ancora troppa e pagata troppo poco - commenta invece il capogruppo della Lega Matteo Salvini -, la città potrebbe guadagnare almeno il doppio».

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