da Palermo
Il tappo della grande pattumiera Sicilia è pronto a saltare. A Enna non si raccoglie da dieci giorni l'immondizia che sta imputridendo ai margini delle strade, a Catania l'Arto3 è sull'orlo del fallimento, a Gela gli imprenditori che in passato hanno denunciato il «pizzo» e che fanno impresa con la raccolta della spazzatura, vantano un credito di sette milioni di euro e sono pronti a licenziare se non ci sarà una brusca inversione di tendenza.
I rifiuti sono la prossima emergenza estiva dell'isola. E nel mirino di una rivolta di popolo - da una parte i sindaci, dall'altra la gente esasperata - finisce la maggior parte dei 23 Ato, gli ambiti territoriali ottimali, la cui gestione poco attenta ha di fatto creato una voragine di debiti: arrivati addirittura alla cifra record di 600 milioni di euro.
Dieci giorni in mezzo alla spazzatura: ad Enna si è a un passo dal collasso. I trenta gradi centigradi della settimana scorsa e il vento caldo di scirocco dei giorni passati, hanno fatto divenire irrespirabile l'aria. I cumuli di rifiuti abbandonati agli angoli delle strade, con il trascorrere delle ore, fermentano mettendo a rischio la situazione igienico-sanitaria. Rovente il clima che si respira in Comune: gli animi degli amministratori sono esagitati, ma i netturbini di Sicilia Ambiente non mollano. Sono in sciopero. Forse riprenderanno la raccolta oggi o domani se il comune metterà a disposizione le casse comunali e si impegnerà a pagare almeno uno stipendio dei tre arretrati.
A Catania ormai si va verso il fallimento. Ieri i sindaci e presidenti dei consigli comunali dei 18 sindaci dell'Ato Ct3 Simeto Ambiente, al termine dell'ennesima riunione e dopo una serie di scioperi dei consorzi che vantano decine di milioni di euro dall'Ato, hanno inviato un'accorata lettera al presidente della Regione Raffaele Lombardo. Chiedono di essere ricevuti prima del 10 giugno, data per la quale è stata fissata la prima udienza dinanzi ai giudici fallimentari. Dopo bisognerà anche qui mettere mano al portafogli. E con l'aria che tira non sarà facile arginare le falle provocate dagli Ato.
A Gela, invece, è il paradosso. La raccolta della spazzatura fa a pugni con la mafia. Un gruppo di imprenditori che fa capo a un'associazione d'impresa, la stessa che è impegnata nel servizio di smaltimento e raccolta rifiuti della zona, ha annunciato che sarà costretto a licenziare un centinaio di dipendenti se non riuscirà a fare fronte ai debiti. Gli imprenditori che vantano un credito di oltre sette milioni di euro da parte della società d'ambito, sono gli stessi che denunciarono i loro estorsori, esponenti di spicco della mafia che imponevano mensilmente il pagamento del pizzo.
Infine a Messina, dopo quattro giorni di astensione dal lavoro per 530 dipendenti di Messinambiente, ci vorrà almeno una settimana per fare pulizia.
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