«Affitti d’oro? Pochi scherzi sul sangue dei contribuenti»

«Il grave è che alla fine quelli che rimangono fottuti sono proprio i giovani. Come sempre». Critico d’arte e giornalista, ma anche assessore alla Cultura nella giunta Formentini, Philippe Daverio unisce l’esperienza dello studioso a quella dell’amministratore. E le shakera con intelligenza acutissima.
Daverio, ci risiamo con i soliti raccomandati negli appartamenti low cost di Comune ed enti pubblici.
«C’è poco da scherzare. Questi non sono immobili, sono il sangue del contribuente. Sangue cosgulato, è da lì che provengono».
E finiscono altrove.
«La roba pubblica è affettata come un prosciutto dal primo drittone che arriva».
Come se ne esce?
«Non saremo certo io e lei a risolvere questo problema».
Già parlarne e farne parlare magari può servire.
«Beh, effettivamente cominciare a parlarne può avere una sua logica».
Non è un delitto che le istituzioni non riescano a mettere a frutto il loro patrimonio? Che poi è il patrimonio di tutti noi?
«Bisogna cominciare a trovare un metodo per stabilire un equo valore da dare agli immobili».
Di chi è la colpa se ancora non è così?
«I Comuni in tutto questo hanno una bella responsabilità. Gli amministratori degli enti. Anche se Milano non mi sembra si sia comportata poi così male. O no?».
Ci sono case in Galleria che costano poche centinaia di euro al mese.
«È vero, ma il problema è anche di come queste case sono tenute. Provi a entrare in certi cortili o in certe scale di via Silvio Pellico».
Sempre case in Galleria sono.
«E qui nasce l’equivoco. Qui sguazzano i soliti furbi».
Amici e amici degli amici.
«Chiaro che proprio su questo primo equivoco nasce il favore».
Di Affittopoli si parla ormai a ondate ricorrenti.
«Comuni o enti che hanno la responsabilità di questo nostro sangue coagulato, devono impegnarsi a valorizzare il patrimonio».
Sembrerebbe semplice.
«Anche perché solo così si riuscirebbe a ottenere il massimo ricavo. Gli affitti vanno stabiliti caso per caso, così come le vendite».
Come farebbe qualsiasi operatore privato.
«Vedendo quei cortili uno dice, “ma io qui mica ci vengo ad abitare”. E il prezzo cala. Poi magari dentro...».
Da dentro magari ci si affaccia su piazza Duomo o piazza del Carmine e si pagano 800 euro al mese per 100 metri.
«Chiaro che se sono trascurati, i prodotti che gli enti pubblici mettono sul mercato non possono raggiungere le cifre del mercato».
E con i furbi come si fa?
«Capita troppo spesso che gli inquilini siano gli ultimi a sapere che la loro casa è stata messa in vendita. Non va bene. Favorisce cose poco chiare. E gli alloggi sfitti dell’Inps? Quelli sono soldi delle pensioni che si perdono».
Ci sono leggi e bandi.
«La legge sulla cartolarizzazione è un gran pasticcio. Che deriva proprio dalla mancanza totale di regole.

In fondo l’equo canone era molto meglio».
Prima o dopo i furbi ci sono sempre.
«Chi è dentro la filiera è dentro, chi è fuori è fuori».
Non bello.
«Lassismo e ambiguità sono criminali. È quelle case sono nostre. Sono il nostro sangue».

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