da Washington
Le donne disposte a diventare mamme per procura preferiscono i clienti gay perché sono più gentili, pagano senza battere ciglio cifre superiori ai 20mila dollari e non provocano stress. Uno dei principali motivi del contendere fra la madre surrogata e la donna che paga per farsi mettere al mondo un figlio è la gelosia. I gay non solo non sono gelosi, ma si curano molto di più dello stato di salute della futura madre.
In America, nascono circa mille bambini l'anno da madri in affitto. Circa la metà delle agenzie che si occupano di fecondazione assistita lavorano con clientela gay. «Tre mesi fa - conferma Lura Stiller, 34 anni - ho messo al mondo Samantha ed i due papà continuano a colmarmi di gentilezze. Durante la gravidanza mi accompagnavano dal medico, si occupavano dei miei bambini e mi colmavano di regali». Non tutte le mamme in affitto parlano volentieri dei loro clienti gay. Alcune hanno il divieto assoluto del marito, altre si vergognano e non lo dicono ai figli.
In casa Stiller la coppia Cary Friedman, psichiatra, e Rick Wellish, internista, è stata accolta benissimo. L'idea che i due partner omosessuali sarebbero diventati papà della bimba che Lura portava in grembo era considerata divertente. Lo choc per i coniugi Stiller è avvenuto dopo il parto quando i loro tre figli hanno rifiutato di portare a scuola la fotografia di Samantha con i suoi padri.
Alla Growing Generation di Los Angeles, fondata nel 1998 per mettere in contatto coppie gay e donne disposte ad affittare l'utero, gli affari vanno a gonfie vele. In sette anni l'agenzia ha fatto nascere 300 bambini.
Una delle donne che ha affittato il grembo, Dawn Buras, residente in Pennsylvania e madre di quattro bambini, è entusiasta d'aver accettato. «I primi tentativi sono falliti - ha raccontato -, ma non per questo mi hanno licenziata.
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