Affitti sociali, pronti settanta appartamenti a metà prezzo

N el suo nome e nel suo volto c’è tutta la realtà di una Milano che cambia. E che va al voto con un milione e 300mila abitanti, e 200mila immigrati residenti. Di padre iracheno e madre cecoslovacca, cresciuta in una famiglia alto borghese nella Bagdad sfavillante di un Irak ancora lontano dalle guerre, dopo una vita all’insegna del talento e della libertà, oggi Michelle Nouri, 33 anni e (finalmente) milanese, si candida con il Pdl per il Consiglio di zona 5, quella di via Meda, Gratosoglio, e altre strade di una Milano che vive, come in altre realtà, contraddizioni e problemi, insieme a enormi opportunità.
Giornalista, designer, scrittrice di successo, bella e brillante, Michelle oggi si lancia in una nuova avventura, quella della politica, e lo fa - lei che ha vissuto e forse un po’ rimpiange altri mondi - partendo dal suo quartiere: «Io voglio darmi da fare per la zona in cui vivo, credo nell’impegno sociale, nell’impegno civile, e credo che dal basso si possa fare tanto, mettendo a disposizione il proprio talento, le proprie capacità, e anche i propri valori».
Michelle ha il ricordo di un’infanzia vissuta in una capitale mediorentale «bellissima e cosmopolita», in cui c’era libertà per uomini e donne, e l’unico segno che potesse capitare di vedere, di un islam poi divampato in mezzo mondo anche come religione politica, era il velo che cingeva la testa «delle nonne». Poi parla delle peripezie che l’hanno portata prima nell’Europa dell’Est che ancora combatteva lo spettro comunista, infine nella città più dinamica d’Italia. Le sue idee sono precise: «Io credo nell’integrazione, ma credo anche che non tutti gli stranieri vogliano davvero integrarsi». Ecco allora la ricetta di un’apertura che per chi se lo merita preveda il massimo dell’accoglienza - e anche tempi più rapidi senza troppe trafile burocratiche - e per chi delinque il massimo della severità: «Severità proprio per tutelare chi viene in modo corretto, per lavorare e per la sua famiglia». Giusti e severi, dunque, con le regole: chi resta - dice - deve conoscere l’italiano e dimostrare di meritare l’opportunità che gli viene data. Ancora il merito, una parola chiave.
«Io credo nella meritocrazia - dice - come credo nella libertà e nella concorrenza». Sulle sue preferenze politiche non ha dubbi: «Sono sempre stata di centrodestra - conferma - fin da piccola, oggi poi vedo una sinistra che parla e parla, ma non fa niente, neanche per le cose in cui dice di credere». «Il centrodestra ha modernizzato l’Italia negli ultimi dieci anni - dice - la sinistra è vecchia.

Letizia Moratti mi sembra una donna sensibile, ha fatto tanto, per esempio per la sicurezza, ha quel che poteva ma ancora non basta». Oggi alle 21 di questo parlerà all’Unione del commercio con Bruno Dapei e Giulio Gallera.

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