Roma

Gli affreschi di Tiepolo rivivono nella «chiesina»

Una mostra al Centro culturale Cappella Orsini sulla «bottega» del celebre artista

Emanuela Nobile Mino

Conosciuta ai più come sede della «Accademia del Superfluo» (www.accademiadelsuperfluo.it), rinomata scuola di arti applicate fondata nel 1986 e capitanata dal designer Roberto Lucifero, l’ex Chiesa di S. Maria in Grottapinta, annessa al Palazzo Orsini, oggi rinnova ed amplia la sua destinazione divenendo un centro culturale di carattere poliedrico: spazio espositivo, ma anche sede di organizzazione e realizzazione di eventi culturali e promozionali, oltre che della ormai nota scuola di decorazione. La struttura della «chiesina» - nomignolo che gli adepti più affezionati utilizzano per denominare questa singolare dimora delle arti - è senza dubbio intrigante: due ambienti distribuiti su due piani di cui il superiore presenta ancora i soffitti a volta tipici di una sala rinascimentale, mentre quello inferiore, moderno, si presta ad ospitare tipi diversi di manifestazione culturale (mostre, presentazioni, incontri). L’evento che ha appena inaugurato le nuove attività del «Centro Culturale Cappella Orsini» (via di Grottapinta 21, Campo de’ Fiori - www.cappellaorsini.it) dal titolo «Gianbattista Tiepolo: il racconto mitologico in pittura tra Barocco e Neoclassicismo, dalla bottega d’arte alla pittura industriale» propone la ricostruzione, curata da Roberto Lucifero, di due cicli decorativi che originariamente rivestivano le pareti di due ambienti tra ’700 e ’800.
La «sala settecentesca» ricostruisce la decorazione del «Salone dell’Eloquenza» di Palazzo Sandi a Venezia: tre opere di Giambattista Tiepolo e due dipinti di Niccolò Bambini. Ma non si pensi a semplici copie da originali, le ricostruzioni dei cicli pittorici eseguite su tela e di grandi dimensioni, sono infatti vere e proprie «trascrizioni» eseguite con meticoloso rispetto delle tecniche tradizionali: dalla «sinopia a sanguigna» (trasferimento del disegno monocromatico sul supporto), al «a fresco simulato» (l’aggiunta dei pigmenti puri impastati ed applicati sulla traccia precedente). La «sala ottocentesca» riproduce un famoso paesaggio a soggetto mitologico («Telemaco all’isola di Calipso» della manifattura Dufour del 1818), realizzato con gli originali «papier peint» tecnica francese di riproduzione iconografica che segnò il passaggio dalla bottega d’arte alla pittura industriale e consentì una diffusione di decori di «lusso» a buon prezzo.
La trascrizione di opere d’arte importanti e l’approfondimento di tecniche e contenuti delle opere stesse, costituiscono i temi di «Falso d’autore», il nuovo corso di studi che va ad inserirsi nel fitto calendario delle attività dell’Accademia del Superfluo (Informazioni: 06.

6877965 - 6896277).

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