
Questa settimana al terzo posto del podio dei peggiori troviamo il vecchio fronte del "no" che fa tappa a Venezia contro le nozze dell'anno, quelle tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez. Il benvenuto al Lido, la cerimonia con 250 invitati all'isola di San Giorgio, e poi i festeggiamenti con fuochi d'artificio, i super yacht (ben nove!), gli hotel più escluvisi, gli abiti più belli. Dicono che Mister Amazon arriverà a spendere 30 milioni di euro. Più che un matrimonio, un vero e proprio giro d'affari. Ma che volete che sia per il terzo uomo più ricco al mondo con 216 miliardi di dollari nel portafoglio? A beneficiarne saranno molti. Anzi moltissimi: dalle strutture turistiche agli artigiani del vetro, dai fioristi agli artigiani. Eppure collettivi, antagonisti, centri sociali e persino l'Anpi si opopongono. E, così raccolti sotto la bandiera "No Space for Bezos", hanno promesso: "Lo impediremo, bloccheremo i canali, gli manderemo la torta nuziale di traverso". Un'armata brancaleone guidata da Tommaso Cacciari, nipote del noto filosofo. Parlano di "mercificazione" della città e di "miliardari oligarchi" ma la loro è una protesta fuori dal mondo, che non difende Venezia e i veneziani ma anzi rischia di penalizzarli.
Al secondo posto c'è il deputato di +Europa, Riccardo Magi, per il cartello volgare e sessista contro il premier Giorgia Meloni. Lo ricordavamo, tutto fiero della sua trovata, mentre si aggirava per la Camera travestito da fantasma. E ce lo immaginavamo rinchiuso da qualche parte a leccarsi le ferite dopo il maxi flop al referendum del quesito sulla cittadinanza facile agli immigrati. E invece ce lo siamo ritrovati al Gay Pride di Roma in prima fila con quel becero slogan contro la Meloni: "Amica dei dick-tators". Non ci prendiamo nemmeno la briga di spiegarvi l'infimo "gioco" di parole. E non solo perché da un parlamentare, al di là del colore politico, ci aspetteremmo molto di più. Ma anche perché un insulto del genere non fa che sminuire il dibattito sui diritti della comunità arcobaleno rivelando quello che il Gay Pride è davvero.
In cima al podio abbiamo la sinistra che, pur di dar contro a Netanyahu e allo Stato ebraio, si schiera sempre dalla parte sbagliata, ovvero dalla parte dei nemici della democrazia e dell'Occidente. E così se da una parte abbiamo i partigiani dell'Anpi che, condannando "l'aggressione israeliana all'Iran", scendono al fianco degli ayatollah iraniani; dall'altra abbiamo le toghe rosse di Magistratura Democratica che invece scendono in piazza "per dire no alla logica della guerra, del riarmo, del genocidio e dell'autoritarismo". Si legge nel comunicato di Md: "Il governo Netanyahu continua a uccidere deliberatamente la popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza, minori compresi, e a infliggere alla popolazione civile condizioni di vita disumane".
Al corteo contro il riarmo, che ovviamente ha soprattutto Israele sul banco degli imputati, vedrà sfilare non solo i magistrati di Md ma anche il vastissimo arco della sinistra "pacifista". Una sinistra che sembra ignorare tutti i misfatti e gli orrori compiuti dall’asse del male ai danni del popolo israeliano.