I pro Pal sostengono chi cancella i diritti

La verità è che siamo davanti a un carnevale ideologico composto dalla solita accozzaglia: femministe che appoggiano chi segrega le donne, improbabili attivisti arcobaleno che inneggiano a chi impicca i loro simili, radical chic col poster di Hamas in salotto e il Corano sottobraccio

I pro Pal sostengono chi cancella i diritti
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Gentile Direttore Feltri, la prego, mi spieghi il senso di queste continue manifestazioni pacifiste, come quella che si terrà a Roma questo sabato, in cui si chiedono pace e rispetto dei diritti umani sventolando bandiere

di regimi islamici che pacifisti non sono affatto. Io ho difficoltà a comprendere le contraddizioni dei progressisti.

Giulio Pratesi

Caro Giulio,

incontro le tue stesse difficoltà nel decifrare i comportamenti di una sinistra che da troppo tempo vive una crisi di identità, di coerenza e pure di nervi. Siamo al delirio ideologico, alla deriva intellettuale, al suicidio logico. Ogni settimana, puntualmente, assistiamo alla sfilata rituale degli indignati a giorni alterni, quelli che si proclamano antifascisti, pacifisti e progressisti, salvo poi tifare per le peggiori teocrazie del pianeta. Sventolano bandiere palestinesi con l'aria di chi porta il vessillo della libertà. Peccato che quella bandiera, così cara alla gauche salottiera, rappresenti la soppressione sistematica dei diritti umani, in particolare di quelli che loro stessi dicono di voler difendere: i diritti delle donne, la dignità degli omosessuali, la libertà d'espressione, la laicità dello Stato, il dissenso politico. Non contenti, ora aggiungono anche la bandiera dell'Iran,

come se l'ayatollah fosse Che Guevara col turbante, o Khomeini un Mandela in ciabatte. Difendono regimi che lapidano le donne e impiccano i gay, poi pretendono di darci lezioni di inclusività.

La verità è che siamo davanti a un carnevale ideologico composto dalla solita accozzaglia: femministe che appoggiano chi segrega le donne, improbabili attivisti arcobaleno che inneggiano a chi impicca i loro simili, radical chic col poster di Hamas in salotto e il Corano sottobraccio. Tutti uniti appassionatamente contro Israele, nonostante Israele sia l'unico Stato in Medio Oriente dove un gay può passeggiare mano nella mano con il suo compagno senza finire impiccato a un lampione. Eppure, eccoli lì: i democratici di cartapesta, impegnati a gettare fango su un popolo che lotta per la propria sopravvivenza, mentre assolvono regimi che usano la religione come clava e il terrore come metodo educativo.

Questa è la loro idea di progresso: spalleggiare il boia e sputare in faccia alla vittima. Ma se anche questo sabato a Roma si manifesterà per la pace, sarà solo l'ennesimo corteo dell'odio travestito da arcobaleno, l'ennesima marcia della dissonanza cognitiva, l'ennesima conferma che la sinistra non combatte l'oppressione: la cambia di bandiera, purché sia esotica.

Un consiglio? Non cercare coerenza, Giulio.

Cercati un Negroni, stando attento a non farti tacciare di razzismo e quindi picchiare, guarda il telegiornale in silenzio e goditi lo spettacolo tragicomico della sinistra che gioca a fare la Resistenza col turbante in testa e la bandiera palestinese tra le mani.

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