
Due piazze romane, due manifestazioni diverse. Una per dire "No alla guerra, al Rearm, al genocidio e all'autoritarismo". L'altra per dire più o meno le stesse cose, ma sparandole più grosse.
Il sabato romano, oggi, offre due possibilità a chi intenda schierarsi contro l'Occidente e contro Israele. E questo ampio menu finisce per spaccare la galassia "pro Pal", divisa tra i due eventi, e anche il Pd, spaccato - come nelle migliori occasioni - tra chi andrà a manifestare nella piazza più tranquilla (quella dei pacifisti) e chi invece preferisce stare alla larga da entrambe.
Il primo e più grande evento infatti - quello che ha già raccolto oltre 440 adesioni di sigle e associazioni varie - è stato concepito in vista del vertice Nato dell'Aja. Partirà da Porta San Paolo alle 14 con un sit-in durante il quale i manifestanti si stenderanno a terra coperti da un sudario.
Ci saranno Giuseppe Conte e i 5 Stelle, che non vedono l'ora di fiondarsi in queste occasioni per contrapporre le spese in armi e quelle in sanità, o fare altra demagogia di questo livello. Ci saranno Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader dell'Alleanza verdi sinistra. E ci sarà un pezzo di Pd, quello più legato alla segretaria Elly Sclein e alla sua linea movimentista-pacifista. Sicuramente in piazza Arturo Scotto, noto per la vicinanza alla causa palestinese e ai centri islamici, ci saranno probabilmente Cecilia Strada e Marco Tarquinio, viste le dichiarazioni di ieri. L'eurodeputata, figlia di Gino Strada, vuole "la sospensione immediata dell'accordo Ue-Israele" e parlando del piano di riarmo europeo ha fatto sapere di voler "combattere l'idea" che sia necessario "vivere in uno stato di guerra permanente" e "armarci fino ai denti". L'ex direttore di "Avvenire", decisamente contrario alla resistenza ucraina, ritiene che Pd, M5s e Avs debbano "muoversi sempre di più insieme" e chiede alla segretaria di accelerare la "discontinuità con il passato, quando nel Pd è stata accettata la logica della guerra".
Decisamente opposte le idee dei riformisti dem, e il confronto, nei giorni scorsi rimasto sotto traccia, ieri è esplosa. Tutti gli esponenti dell'area moderata del Pd sono usciti allo scoperto, a partire da Pina Picierno, vicepresidente dell'Europarlamento, che è tornata a chiedere "chiarezza", mettendo in guardia chi vuole opporsi al piano Ue: "Il Pd ha scelto di non aderire alla manifestazione - ha spiegato - proprio perché impegnato a incidere concretamente sul piano. Partecipare a una protesta che ne mette in discussione l'impianto stesso sarebbe controproducente e sbagliato". Non solo, ieri ha bollato Conte, principale alleato del Pd: ha convocato un "contro vertice" all'Aja - ha detto - "come se fosse il leader di un centro sociale e non di una proposta alternativa credibile". Anche Lia Quartapelle sottolinea: "Bene che il Pd non abbia aderito alla manifestazione" chi va "lo fa a titolo personale". Per Filippo Sensi la manifestazione è "sbagliata, strumentale e mistifica la delicata situazione in cui viviamo".
Allo psicodramma Pd corrisponde la spaccatura del mondo pro Pal. Nella piazza pacifista andranno i Giovani Palestinesi, gruppo già piuttosto problematico per il favore con cui guarda al 7 ottobre e alle "resistenza" di Gaza. Invece Studenti palestinesi, Potere al Popolo e Cambiare Rotta, domani daranno vita, con altre sigle, collettivi e sindacati di base (quelli dello sciopero di ieri) al secondo corteo, quello di piazza Vittorio.
"Saremo nella piazza che non si gira dall'altra parte, che chiama Israele per quello che è uno Stato coloniale, genocida e terrorista", scrive il movimento rilanciando: "Non si può parlare di pace mentre si finanzia la guerra".