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Afghanistan, gli italiani sparano muore una bambina di 13 anni

Un’auto a forte velocità ignora l’alt e gli avvertimenti di una pattuglia in trasferimento vicino a Herat. Feriti la madre e lo zio: andavano a un matrimonio

Afghanistan, gli italiani sparano 
muore una bambina di 13 anni

Herat - Una Toyota Corolla bianca, la macchina più usata in Afghanistan, anche dei terroristi, arriva troppo veloce. In direzione opposta viaggia un convoglio italiano. Su una strada maledetta dove i kamikaze hanno già attaccato e non mancano segnalazioni di trappole esplosive. I nostri soldati intimano l’alt, sparano in aria, ma la macchina non si ferma. Poi puntano al cofano dell’automobile. Ore dopo si scopre che a bordo è morta una bambina afghana di 13 anni. Una tragedia, un maledetto incidente che pesa sulla missione degli italiani, sempre attenti a non provocare vittime fra i civili.

Verso le 11 di ieri mattina, le 8.30 in Italia, tre blindati si trovano a circa quattro chilometri a sud di Camp Arena, il quartiere generale del nostro contingente ad Herat, nell’Afghanistan occidentale. La missione è logistica, di trasferimento verso Camp Stone, la base delle Omlt, le squadre di Lawrence d’Arabia italiane che addestrano, consigliano, e se capita combattono, al fianco dei soldati afghani. Piove e la Toyota arriva da sud, dove i talebani sono sempre in agguato, a velocità sostenuta. Gli italiani applicano le procedure previste: segnali con la mano e luminosi per far accostare la vettura sospetta sul bordo della strada. La Toyota non si ferma. Un militare, che esce dalla botola sul tetto del primo blindato, ha il dito sul grilletto della mitragliatrice. Spara in aria, poi mira alla strada, ma la macchina continua a correre. A una decina di metri, secondo il comunicato del contingente italiano, punta al cofano per colpire il vano motore. «Saranno stati sparati una decina di proiettili in tutto, in gran parte in aria, seguendo tutte le procedure previste in questi casi», conferma al Giornale il maggiore Marco Amoriello, portavoce del contingente.

La Toyota colpita per un attimo sembra rallentare, poi accelera verso Herat. Nonostante i feriti a bordo il conducente non si ferma per chiedere aiuto. Giunti a Camp Stone i militari fanno rapporto senza immaginare quello che è successo a bordo della vettura. Qualche ora dopo la notizia della morte della 13enne. «Pioveva e la visibilità era molto scarsa. All’improvviso ho notato delle luci davanti a noi ed è apparso un convoglio di soldati stranieri» ha raccontato all’agenzia France Presse, Ahmed Walì, lo zio della vittima. «Quel che ho visto subito dopo è stato che metà della faccia di mia nipote era scomparsa – racconta l’afghano - che sua madre era ferita al petto e che il mio volto era macchiato di sangue a causa delle schegge del parabrezza rotto». Le fotografie della Toyota mostrano il sedile posteriore insanguinato. La famiglia stava arrivando nel capoluogo provinciale per un matrimonio.

Il lunotto andato in frantumi è quello posteriore e non anteriore. La spiegazione potrebbe essere che il soldato italiano che ha sparato abbia effettivamente mirato al cofano e che il proiettile di mitragliatrice sia penetrato nel vano motore, entrato nell’abitacolo e uscire da dietro, mandando a pezzi il lunotto dopo aver colpito la ragazzina. I carabinieri stanno indagando e un’inchiesta è stata aperta anche dalla polizia afghana. Il ministro degli Esteri Frattini ha parlato di «dolore e sgomento». «Provo profondo dolore e rammarico per quanto accaduto.

Sono purtroppo le terribili evenienze che non possono essere mai escluse in un teatro così difficile e pericoloso», ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

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