In Africa Dario ha già perso I suoi alleati? Gli australiani

Tunisi Ho votato per Franceschini. Abbiamo perso. Sonoramente.
Dite che sto delirando, che le primarie del Partito democratico si tengono soltanto oggi, lo spoglio è ancora di là da venire?
È vero, è così. Ma con l’eccezione di Tunisi e Montevideo, dove i seggi si son spalancati ieri. Causa elezioni ben più serie e importanti, perché tanto in Uruguay che in Tunisia, domani si tengono le elezioni politiche generali, dunque i nostri connazionali non potevano interferire. Hanno avuto una deroga da Roma, e almeno a Tunisi tutto si è concluso alle 22 di ieri. Per regolamento - saprete anche voi quanto è cervellotico lo statuto voluto da Veltroni ma accettato all’unanimità - gli italiani residenti all’estero possono votare anche online, se hanno difficoltà a raggiungere il seggio. Quello di Tunisi infatti, è l’unico aperto nell’intera Africa. Ma possono votare tutti gli italiani maggiorenni. Anche quelli «di passaggio». Così sono andato anch’io.
Sai com’è, sono stato invitato in Tunisia a far l’osservatore internazionale per le elezioni presidenziali e legislative che si tengono appunto domani, volevate che mi sottraessi al dovere di «osservare» anche le primarie del Pd che si tenevano due giorni prima? Con le accuse di brogli che volano in patria, era il minimo. Tant’è che nella sede della Dante Alighieri in Avenue de la Liberté, dove era aperto il seggio delle primarie, ho trovato un altro «osservatore». Anzi, un «garante», un giovanotto entusiasta di Bergamo che risponde al nome di Tobia Morandi, spedito da Roma per conto della mozione Franceschini che sospettava fortemente della correttezza degli amici e compagni del circolo intitolato a Maurizio Valenzi, storico sindaco di Napoli nato a Tunisi.
Perché non si fidavano? Perché al primo turno, quando votavano solo gli iscritti, su 40 schede erano usciti 40 voti per Bersani. La mozione Marino non s’è presentata nell’intera circoscrizione che abbraccia Africa, Asia, Oceania e Antartide. Raccontano che uno qui, avrebbe voluto votare per Marino, ma latitando il chirurgo, s’è allineato come ai bei tempi e ha votato Bersani. Un altro è entrato dichiarandosi per Franceschini, ma poi ha votato Bersani spiegando che «bisogna sostenere chi vince». L’intero circolo, all’unanimità, si era espresso formalmente per Bersani.
Questo è anche l’unico circolo del Pd - anzi del Pedé, come dicono i francofoni - in Africa: di formazione postcomunista. In Australia ce ne sono 5: di provenienza postdemocristiana. In Antartide, manco un pinguino. Il vostro «osservatore» e quello di Franceschini hanno controllato scrupolosamente quando ieri è toccato ai cittadini elettori: tutto s’è svolto regolarmente, ma Franceschini ha riperso nuovamente. Perché? Intanto per la forza della storia, ma anche perché nei tre da mandare al parlamentone interno collegati al candidato segretario, quelli di Franceschini han messo tre australiani. Quelli di Bersani ci han messo invece anche Silvia Finzi, che è la presidente del circolo tunisino, grande figlia di editori italotunisini qui ormai da cinque generazioni. Se anche gli altri avessero messo un africano, Franceschini avrebbe contenuto le perdite.
Tutto regolare, dicevamo. Bruno Segantini, imprenditore, presidente di seggio; Grazia Fontana «umile», dice lei, segretaria di seggio; e Giorgia Gritti che accampa: «No, io sono una “presuntuosa” segretaria di seggio». È venuta a votare anche la moglie dell’ambasciatore. La gabbina era in un angolo fra tre scaffali di libri (la Dante di Tunisi ha 16mila volumi). Un signore, infilando la scheda nell’urna di cartone ha sorriso: «Ho votato sotto un libro intitolato Pagare e Tacere». Siamo andati a controllare: è un romanzo di Bianca De Maj, Treves 1928.
E veniamo all’interrogativo che non posso eludere: perché ho votato anch’io, e per Franceschini? Intanto perché è un mio diritto, pur se me lo riconosce uno statuto contorcinato e masochista, e all’estero non si paga: quei due euro li darò all’ometto che suona il violino all’angolo di casa mia. Poi perché qualcuno dovrà pur uscire dal coro per Bersani che va da D’Alema a Tremonti passando per Ferrara. D’Alema come sponsor è come il bacio della donna ragno, oltre tutto mi ha querelato, e in qualche modo devo difendermi. Ma infine, il motivo più appassionante è che vedo Franceschini arrampicarsi sugli specchi da anni, non gliene va mai bene una, spero che prima o poi ce la faccia ad arrivare.
Ah, quasi dimenticavo il risultato.

Seggio chiuso alle 20 ora locale, risultati ufficiali alle 22, dopo uno spoglio così minuzioso e capzioso da stendere ambedue gli «osservatori». 63 votanti, 63 schede valide. Per Bersani, 57 voti. Per Franceschini, 6. «Che débâcle!», ha esclamato Tobia prima di andar tutti a cena Chez Slah. Se non ci fossi stato io, finiva peggio ancora, 57 a 5.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica