Agendo sul cervello il dolore cronico può essere controllato

Gianni Clerici

Dalla cardiostimolazione al controllo del dolore. Queste due aree di ricerca biomedicale sono quasi confinanti sotto il profilo teorico. Entrambe costituiscono le nuove frontiere della medicina che si avvale dell’elettronica, della miniaturizzazione, della telematica. La neuromodulazione è una disciplina biomedica relativamente nuova che comprende diverse specializzazioni quali la neurochirurgia, anestesiologia, ortopedia, neurologia e neurofisiologia. Tratta il controllo del dolore con sistemi esterni infusivi o elettronici stimolanti. Grazie a queste sofisticate tecnologie, sono inviati brevi e specifici impulsi elettrici o dosi di medicinali direttamente nei siti nervosi al fine di trattare i pazienti che soffrono di dolore cronico o altri disordini del sistema nervoso centrale. Il dolore duraturo che non risponde al trattamento farmacologico può essere debilitante anche per le più semplici attività, può togliere le forze fisiche e mentali e può compromettere le relazioni sociali. Ma cosa è il dolore? Il dolore è la naturale risposta del corpo ad un danno. Si avverte quando le terminazioni speciali dei nervi, chiamati recettori, vengono attivate da una malattia o da una lesione o quando le variazioni chimiche indicano che i tessuti del corpo sono danneggiati.
Quando il recettore viene «acceso» provoca il rilascio di elementi chimici che inviano il messaggio di dolore al cervello attraverso un percorso che inizia dalle terminazioni nervose ed è trasportato attraverso le fibre nervose fino alla spina dorsale. Raggiunta la spinale dorsale è trasmesso al cervello che interpreta il messaggio come una sensazione spiacevole, negativa. Quando ha una durata prolungata nel tempo è definito dolore cronico, oggi una delle maggiori preoccupazioni del sistema sanitario mondiale: solo negli Usa più di 100 milioni di persone soffrono di dolore cronico di cui circa il 50% sono parzialmente o totalmente disabili. Il dolore cronico richiede un pedaggio in termini di vite umane, risorse sanitarie ed economiche con dei costi altissimi.
Quando i trattamenti tradizionali non sono sufficienti a curare il dolore il paziente viene generalmente inviato ad uno specialista del dolore. Il trattamento inizia di solito con le terapie meno complesse e meno costose, quali quella farmacologica e la fisioterapia. Tra le opzioni terapeutiche più avanzate vi è la stimolazione della spina dorsale che consiste nell’impianto di uno stimolatore spinale. Il dispositivo utilizza bassi livelli di energia elettrica per interrompere parzialmente o completamente la sensazione di dolore. La chirurgia o le procedure neuroablative intervengono in quei casi in cui anche la stimolazione spinale risulta inefficace. Tra le patologie croniche che potrebbero essere trattate con la neuromodulazione ci sono le cefalee, la depressione resistente, i dolori pelvici, e le malattie compulsive ossessive. La neuromodulazione rappresenta una delle aree del mercato delle tecnologie medicali con le maggiori opportunità di crescita. Proprio per questi motivi St. Jude Medical, la multinazionale americana presente nel mondo in 130 Paesi (con 8500 addetti ha realizzato nel 2004 un volume di affari di 2.

294 milioni di dollari), ha deciso di entrare nel segmento delle tecnologie mediche di neuromodulazione. L’accordo di acquisizione della società texana Advanced Neuromodulation Systems (ANS), azienda leader in quest’area, prevede un investimento di circa 1.3 miliardi di dollari.

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