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«Per 17 anni - ricorda Agnoletto - prima di entrare in politica, sono stato medico in fabbriche metalmeccaniche e chimiche. Ma il medico del lavoro viene scelto dal datore di lavoro. E non è facile trovarne uno che scelga me».
Portavoce del «Genoa Social Forum» nel G8 del 2001, poi uomo di Rifondazione Comunista a Bruxelles per volere di Bertinotti; insomma un politico, un volto pubblico, un personaggio che ci eravamo abituati a vedere spuntare ogni tanto in uno schermo tv per perorare cause. Fino al 2009, quando la «Lista Anticapitalista» con cui si ricandida a un seggio a Strasburgo non supera la soglia di sbarramento al quattro per cento. E Agnoletto, forte comunque di 37mila preferenze, non parte per lOlanda. Resta in Italia. E così lo stesso uomo che un tempo fondò la «Lila», la Lega italiana per la lotta allAids, diventa un caso rarissimo, un uomo una volta allinterno delle stanze del potere che si ritrova poi disoccupato. Ma il richiamo della politica rimane sempre forte: «Rientrerei in politica, ma solo se vi sarà la possibilità di far nascere una nuova, sola, grande realtà a sinistra del Pd. Lavorando sui progetti e lasciando stare le ideologie e gli interessi individuali».
Staremo e vedere. Nel frattempo, lessere momentaneamente al di fuori della vita politica non lo costringe a rinunciare a esprimersi su fatti di attualità. E infatti ieri non ha mancato di dare alle stampe un comunicato in cui esprime «tutta la mia solidarietà a don Alessandro Santoro» il prete fiorentino che ha celebrato in chiesa le nozze di una donna nata uomo e che è stato successivamente sollevato dallincarico dallarcivescovo di Firenze. Giusto per tenere viva la verve polemica. Agnoletto tiene poi a precisare come lesperienza politica, per lui, non sia stata la classica «svolta»: «Macché, sono rimasto penalizzato. Dal 1993 - racconta - ero membro delle Commissioni ministeriali per la lotta alla droga e allAids; otto giorni dopo il G8 vengo espulso per incompatibilità politica».
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