«Il favoreggiamento? Non esiste, non può esistere. Mi sono soltanto comportato come si comporterebbe un papà con un figlio». Monsignor Alessandro Maggiolini non è più vescovo di Como dal 2006 per raggiunti limiti di età, ma è rimasto a vivere nella città e nella diocesi che ha diretto per 17 anni, dal 1989. È più che altro sorpreso dalla notizia delliscrizione sul registro degli indagati per il presunto favoreggiamento personale di don Mauro Stefanoni, ex parroco di Laglio, a processo per violenza sessuale nei confronti di un parrocchiano minorenne. Un processo giunto alle battute conclusive: ieri il pm Vittoria Isella ha chiesto per don Stefanoni una condanna a 8 anni di reclusione. Ed è stato proprio durante la requisitoria che il pm ha sottolineato che linchiesta era nata sostanzialmente zoppa perché il sacerdote era stato avvisato che si indagava su di lui. «Premesso che ho saputo di essere indagato perché me lo ha detto una giornalista, vorrei soltanto dire che non cè niente di strano», afferma Maggiolini. Laccusa è quella di avere avvisato don Stefanoni nel novembre 2004 dellesistenza dellindagine a suo carico. «Non conoscevo il ragazzo che ha fatto la denuncia - dice lex vescovo - e ho saputo la notizia dellindagine su don Mauro da chiacchiere che giravano da qualche giorno. Nessuno mi ha detto qualcosa di preciso, ma almeno tre persone me ne avevano parlato genericamente, senza sapere di che cosa si trattasse.
Allora mi sono visto con il prete, gli ho detto delle voci che giravano e gli ho chiesto direttamente se vi fosse qualcosa di vero. Lui mi ha risposto di no. E a quel punto che cosa avrei dovuto fare? Il vescovo è come un papà, e cosa fa, si mette lui a fare lo 007 quando già cè la polizia?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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