«Aiuto, direttore, la banca mi ha appena chiuso il fido...»

Caro direttore
ti disturbo per questo ennesimo fatto inquietante accaduto proprio oggi alla mia azienda. Con mio padre e mio fratello gestiamo un'impresa che si occupa di installazione di impianti elettrici. È una realtà piccola, con 3 dipendenti, oltre noi. Da settembre dell'anno scorso le banche ci stanno scassando perchè a causa dei loro disastri finanziari hanno da prendersela con qualcuno e quei qualcuno siamo noi piccole-medie imprese. Ci hanno ridotto i fidi per l'anticipo di fatture e salvo buon fine, ci hanno chiuso i rubinetti per gli scoperti, ci hanno costretto a rientrare immediatamente. In questi mesi sono state spese un sacco di belle parole dal ministro Tremonti circa la necessità che gli istituti finanziari si rendano più disponibili verso gli imprenditori. Detto fatto circa un'ora fa la Cassa di Risparmio di San Miniato con cui lavoro da 10 anni mi ha comunicato che la direzione non vuole più rinnovarci le condizioni sinora adottate, in quanto hanno notato un calo di fatturato nel nostro bilancio dell'anno passato, pertanto dobbiamo rientrare subito dei 15 mila euro che abbiamo fuori. Ma va... che bravi però... Mi devi trovare qualcuno che in questo anno abbia incassato qualcosa di più degli esercizi precedenti, e poi me lo porto a cena... Grazie per aver sopportato lo sfogo, ma mi girano a mille, perchè qui per non chiudere la baracca e andare tutti a casa (dipendenti compresi), facciamo i salti mortali, poi però nessuno ci aiuta. Anzi...

Sono tanti i lettori che si lamentano delle banche. Ma ogni volta che riportiamo ai banchieri le loro proteste, ne riceviamo in cambio la stessa risposta: prestare i soldi è il nostro business, figurarsi se vogliamo bloccare il credito... Provi allora qualcuno di loro a rispondere alla lettera della nostra amica Flavia. Provi, per cominciare, il direttore della Cassa di Risparmio di San Miniato a giustificare la richieste di «rientro dal fido» perché ha notato un calo nel fatturato dell’azienda... Ha ragione la lettrice: se dovessero essere ritirati i fidi a tutte le aziende che hanno avuto cali di fatturato nell’ultimo periodo, beh, possiamo anche chiudere le banche e andare tutti a pescare le trote nel Mar Caspio. E allora? Ci sono altri motivi? Se sì, quali di grazia? E perché, nel caso, non sono stati comunicati al cliente? Hanno ragione gli esponenti del governo a dire che per far ripartire davvero l’economia bisogna creare un clima di fiducia. Ma è difficile creare un clima di fiducia se quando ti presenti allo sportello anziché soldi ti danno una bastonata in testa. E con che cosa si fa l’impresa? Con i carciofini sott’olio o con i cavoletti di Bruxelles? Sinceramente non credo che tutti i direttori di banca siano all’improvviso colti da sadismo finanziario e che vogliano prendersela con qualcuno solo per scaricare l’ira per i disastri in cui sono incorsi. Ma allora perché? Perché sono così ottusi? Perché non capiscono che di fronte a una situazione generale occorre una reazione coraggiosa? Perché non si rendono conto che il Paese non può decollare senza un po’ di sano carburante monetario? Di tutta questa vicenda quella che mi impressiona di più è che non succede non nell’anonimo sportello metropolitano di un grande istituto internazionale, ma in provincia, e per di più in una banca territoriale che dovrebbe avere tra i suoi compiti istituzionali quelli di non massacrare la realtà socio-economica locale.

Ma che sta succedendo alle banche italiane? Penso che, se andrà avanti così, sarà necessario prendere esempio da quegli operai di Vicenza di cui vi abbiamo raccontato qualche giorno fa sul Giornale: hanno chiuso tutti i loro depositi dalla banca che non concedeva il fido alla loro azienda. Proprio così: pan per focaccia. A brigante, brigante e mezzo. E vedrete che anche il direttore della cassa di risparmio di San Miniato capirà.

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