Albertini: «Più controlli sui romeni»

Manca: «E ora avanti con la bonifica delle baraccopoli»

Gianandrea Zagato

Premessa: i nomadi di oggi non hanno le caratteristiche di quelli di ieri, sono stanziali. Obiettivo: favorire l’integrazione di quelli in regola, senza però falsi buonismi. Strategia: condividere le responsabilità, legalità e solidarietà vanno di pari passo. Tre step firmati dal prefetto Bruno Ferrante. Passaggi di un unico tragitto percorribile per rispondere realisticamente e «senza reazioni emotive» alla questione rom. Percorso indicato al sindaco di Milano, Gabriele Albertini, e al presidente della Provincia, Filippo Penati. Che, sull’argomento, hanno sensibilità diverse e, quindi, differenti modi d’interpretazione.
Divergenze con però un comune denominatore: a Milano non c’è nessun allarme sicurezza, anche se delitti «odiosi» come gli stupri di via Chopin e di Molino Dorino hanno contribuito a far salire la temperatura. Situazione sicurezza «confortante» dalla lettura dei dati della prefettura: «Il trend per Milano è in evoluzione in senso positivo più che in provincia», omicidi in calo (10 nei primi sei mesi di quest’anno rispetto ai 17 dello stesso periodo) insieme alle violenze sessuali. Fotografia che, parola di Ferrante, spinge comunque «le forze dell’ordine a tenere sempre sotto controllo il fenomeno nomadi sul piano investigativo, giudiziario e dell’ordine pubblico, espellendo gli irregolari». Annotazione che fa reclamare al primo cittadino «monitoraggi e interventi intensi» soprattutto nei confronti dei romeni: «Meno del dieci per cento della popolazione compie il sessanta per cento dei reati e tra le centoquattro nazionalità presenti sul territorio, un paio - romeni e albanesi - compiono il novantanove per cento di questi reati». Come dire: se l’immigrazione rappresenta «un alto potenziale criminogeno» la repressione e l’investigazione si «devono configurare con queste priorità».
Valutazione dovuta, aggiunge Albertini, «dall’apertura del confine che ha favorito la trasmigrazione di persone in alcuni casi non desiderabili». E seguita, ulteriore prova di un ritrovato clima di serenità e collaborazione tra Comune e Provincia, dalla richiesta di Penati a premere «sul nostro Governo affinché si rivedano gli accordi sull’immigrazione con le autorità di Bucarest» perché «il venti per cento di quel cinquanta per cento della popolazione carceraria che ha in tasca passaporto straniero arriva, guarda caso, dalla Romania» e, anche, perché «l’intervento dell’ordine pubblico, che è necessario, da solo non basta». Senza però dimenticare, naturalmente, che la risposta alla legalità compromessa da quell’esercito accampato nelle baraccopoli e nei ghetti della periferia di Milano non può non avvenire - chiosa il prefetto - che «nel rispetto delle regole e delle leggi, non ci può essere solidarietà fuori dalle regole».
Condizione essenziale che si traduce in strutture per una vivibilità corretta ovvero campi modelli - prefabbricati, servizi e recinzione oltre al controllo dell’ingresso - per ospitare piccoli gruppi di nomadi. Argomento che non è però stato affrontato nel vertice di ieri ma sarà discusso martedì in un faccia a faccia tra Comune e Provincia: incontro dove, fa sapere l’assessore alla Sicurezza di Palazzo Marino, Guido Manca, «decideremo pure lo sgombero di quell’area dell’illegalità che è via Triboniano». Decisione da assumere «con la massima collaborazione tra le Istituzioni» e, come ricorda Ferrante, «senza dimenticare la prima accoglienza e la solidarietà dovuta alle persone che regolarmente vivono nel nostro territorio e ai tanti bambini che non possono essere espulsi».
Sfida che, politicamente, potrebbe aprire nuovi scenari a Palazzo Isimbardi: Forza Italia preannuncia la «disponibilità» a un confronto «oltre le solite chiacchiere» per «produrre scelte politiche chiare e provvedimenti conseguenti efficaci» che, a Penati, sono «impediti dall’eccessiva eterogeneità della sua maggioranza».

Scelte per un futuro dove all’insicurezza che segue episodi selvaggi e gravi si contrapponga, invece, la certezza delle regole della convivenza civile che passa pure attraverso la bonifica di quei campi dove il degrado «costituisce l’humus» della violenza e dell’emarginazione. Un domani, suggerisce il prefetto, fatto con la solidarietà e le regole.
gianandrea.zagato@ilgiornale.it

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