Alberto, «cervello» tornato dagli Usa porta in dote all’Ist prestigio e fondi

Alberto, «cervello» tornato dagli Usa porta in dote all’Ist prestigio e fondi

Lo descrivono come una persona timida e riservata, con una mente così brillante che se lo sono conteso a lungo l’Italia e gli Stati Uniti. Ma abbiamo vinto noi. O, meglio, è stato l’Istituto Tumori di Genova a riuscire nell’impresa di far tornare nei laboratori nostrani un cervello in fuga. E che cervello. La storia di Alberto Inga, ricercatore quarantenne nato a Rapallo ed emigrato negli Usa per perfezionare la formazione nel campo della genetica dei tumori, poteva diventare uno dei soliti boomerang per il sistema Italia. Invece, grazie alla caparbietà di alcune persone che hanno creduto in lui, oggi Inga ha portato a Genova lustro e magari anche finanziamenti. Ma andiamo con ordine. Inga, laureatosi negli anni ’90 nel capoluogo ligure, ha iniziato a lavorare alla genetica dei tumori con Angelo Abbondandolo, in quegli anni uno dei migliori ricercatori italiani in campo sperimentale, che proprio a Genova crea un gruppo di giovani ricercatori di grande valore. Alberto è il più giovane ma dimostra subito le sue grandi capacità, e per completarne la formazione Abbondandolo nel 1997 lo manda nel Research Triangle Park, nei prestigiosi laboratori dell’NIH. L'Istituto americano ne riconosce subito il valore e se lo tiene ben stretto per sette anni, mentre in Italia le assunzioni per ricercatori sono bloccate. In pochi anni, Alberto conquista la fiducia dei superiori, ottiene finanziamenti, sviluppa ricerche che vengono pubblicate su riviste prestigiose, e sembra la solita storia del ricercatore italiano che ha successo all'estero.
«Nel 2004, grazie alla legge sul rientro dei cervelli (dell’allora governo Berlusconi ndr), l’Ist offrì ad Alberto un contratto di tre anni - racconta il suo attuare direttore di Dipartimento Paolo Bruzzi - Alberto, che all’epoca ha 36 anni, decide di rientrare, e continua a confermare il suo valore trasferendo qui le sue ricerche, ma mantenendo intense collaborazioni con gli Stati Uniti, e con altri Istituti italiani». Alla scadenza dei tre anni di contratto e senza alcun nuovo finanziamento ministeriale, si muovono i vertici dell’Ist con il direttore scientifico Riccardo Rosso e in pochi giorni si riesce a rinnovare il contratto ad Alberto Inga, mentre viene bandito il concorso pubblico che permetterà all’Ist di assumere un ricercatore genetista, sia questo Alberto o un altro giovane di valore eguale o superiore».
È la lungimiranza dell’Ist viene premiata in questi giorni: è stata pubblicata su Nature Reviews- Cancer, una delle riviste più' prestigiose su cui può pubblicare un ricercatore. «Il sogno di molti che si realizza per pochissimi, un articolo scientifico con tre autori: due sono americani, Daniel Menendez e Michael Resnick, scienziati di fama mondiale nel campo della ricerca sul cancro, e a suo tempo rispettivamente collega e capo di Alberto Inga, e il terzo è Alberto, passato in pochi anni al ruolo di scienziato che lavora in un'istituzione straniera ed è chiamato a collaborare solo per il suo valore scientifico». La ricerca riguarda il «guardiano del genoma», il gene chiamato p53 e il suo importante ruolo nella prevenzione dello sviluppo e la crescita di cellule tumorali.

«Questa pubblicazione è ovviamente motivo di grande soddisfazione per Alberto, e per tutti noi - dice Bruzzi - basti pensare che questa pubblicazione sicuramente accresce notevolmente, per Inga e per l'Ist, la possibilità di ottenere finanziamenti a livello nazionale e internazionale».

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