RomaSul caso Alcoa il governo alza la voce, e la vertenza diventa lemblema di una nuova strategia offensiva nelle vicende sindacali. Il comunicato emesso da palazzo Chigi a conclusione del lungo incontro di martedì sera, e le parole dei ministri interessati superano, e non di poco, la tradizionale prudenza tenuta dallesecutivo nelle relazioni sindacali.
Palazzo Chigi avverte infatti la multinazionale Usa dellalluminio di non prendere «decisioni unilaterali» - ovvero la sospensione della produzione nei due impianti in Italia - e di «tenere un atteggiamento responsabile in attesa dellesame della Commissione europea del decreto energia, previsto entro fine mese». La richiesta è ultimativa: nessuna chiusura prima dell8 febbraio, quando riprenderà il confronto governo-azienda-sindacati. «Il governo - spiega il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola - non permetterà decisioni unilaterali: Alcoa subirà tutte le conseguenze di una scelta improvvida». Nella riunione di martedì sera uno dei ministri presenti (a quanto sembra Maurizio Sacconi) di fronte a un atteggiamento negativo dei manager Alcoa, ha sbottato: «Non potete fare come c... vi pare, perché allora anche noi faremo come c... ci pare, e ve la faremo pagare». Parole forti, senza precedenti, che hanno perfino strappato lapplauso della Fiom-Cgil. I presenti raccontano poi che lamministratore delegato di Alcoa Italia, Giuseppe Toia, sarebbe stato apostrofato in modo duro dai sindacalisti, tanto che per placare gli animi è dovuta intervenire la segretaria confederale della Cgil Susanna Camusso.
Lirritazione del governo italiano nasce dallatteggiamento tenuto nella vertenza dalla multinazionale di Pittsburgh, la città della Pennsylvania dove si è tenuto in settembre il vertice anticrisi del G20. «Dopo aver ottenuto il varo di un decreto legge che consente allAlcoa di pagare prezzi dellenergia come negli altri Paesi europei, ora - spiega ancora Scajola - non può venir meno agli impegni presi, cioè che a quei costi avrebbe mantenuto la produzione in Italia. Se Alcoa andrà via - avverte - non lo farà gratis. II governo è comunque impegnato a mantenere gli stabilimenti anche se lazienda si ritirasse». Anche il ministro Renato Brunetta conferma che «il governo non lascerà chiudere gli impianti: abbiamo la determinazione politica e gli strumenti per agire». E ricorda che Alcoa deve pagare una multa da 300 milioni di euro «che sono esigibili, e qui mi fermo...».
Ma i tempi sono stretti. Lunedì si riapre il tavolo di confronto a palazzo Chigi. Il management italiano di Alcoa vola a Pittsburgh per avere istruzioni dirette, mentre il numero uno della multinazionale, Klaus Keinfeld, afferma che «alcuni costi dovranno essere tagliati» e annuncia un investimento di 10 miliardi di dollari in un impianto in Arabia Saudita. Lazienda ha sostenuto di perdere 8 milioni al mese a Fusina e Portovesme.
Alcoa, il governo fa muro Sacconi: «Non potete fare come c... vi pare»
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