Alemanno-Augello, un duello all’ultimo voto

L’ex ministro: «La mia candidatura non è imposta dall’alto»

Alemanno-Augello, un duello all’ultimo voto

Duello Alemanno-Augello confermato e “Orgoglio Storace”, ieri nella seconda giornata del congresso romano di An. Solo poche ore dopo la notizia del rinvio a giudizio, il senatore si presenta al Salone delle Fontane dell’Eur e il suo discorso - sicuramente il più atteso, almeno a giudicare dalla sala gremita - non delude le aspettative della platea. «È stata una giornata piena di emozioni ma nessun magistrato - esordisce l’ex governatore - in questo congresso, potrà impedirmi di dire quello che penso». Quindi mezz’ora di intervento dai toni vibranti: «In questo partito dobbiamo recuperare il senso di comunità, di identità, partendo dal presupposto che chi fa una critica la fa per il bene del partito, non per dare fastidio». Un invito che sembra rivolto a Gianni Alemanno, il candidato sostenuto dalla stragrande maggioranza del partito. Poi Storace ribadisce molti dei temi già anticipati nell’intervista rilasciata a «Il Giornale»: l’orgoglio per il 31 per cento di consensi che An aveva nel ’98, (quando lui era il “federale”, l’anno del trionfo di Moffa alle provinciali e della fine del ciclo della sinistra), le critiche a un regolamento congressuale «non proprio democratico» e per un’assise solo «di natura organizzativa, ma in cui non si è parlato di politica». E soprattutto, un appello ad Augello e Alemanno («entrambi provenienti dalla cultura della destra sociale»), a cercare l’unità fino all’ultimo istante, con uno «a capo del partito romano» e l’altro «alla guida del partito regionale». «Caro Gianni - si rivolge al suo ex compagno di corrente - io vorrei avere la possibilità di votarti all’unanimità. Ma noi abbiamo il diritto di poter partecipare a questa scelta. Altrimenti sono pronto a votare Augello come atto di ribellione». Ma i due sfidanti non raccolgono. Sono ormai passate le 22, quando, a sala semideserta il presidente dell’assemblea Altero Matteoli dà loro la parola. «Su questa candidatura - ribadisce Augello - rimango fermo, anche alla luce di questo dibattito. Ma da lunedì, non ho nessuna intenzione di mantenere un clima di divisioni. Scelgo di rimanere fuori da ogni organigramma, ma di restare dentro la mia città e dentro il mio partito». Alemanno respinge molte delle accuse di questi giorni: «La mia non è una candidatura imposta dall’alto, ma quella che è stata percepita come la più discontinua rispetto al passato. Questo congresso arriva dopo un dibattito vero ma nei quindici giorni precedenti, nessuno ha voluto discutere il mio documento pre-congressuale. Non farò il coordinatore della Cdl perché attualmente sul tema non c’è identità di vedute e significherebbe perdere di credibilità».
Oltre ai big, nelle lunghe ore di dibattito si sono succeduti sul podio tra gli altri, i senatori Cesare Cursi e Domenico Gramazio, il deputato Fabio Rampelli, l’ex federale Vincenzo Piso e il capogruppo capitolino Marco Marsilio. Oggi, dalle 9 alle 23, gli iscritti potranno votare nei cinque seggi ubicati in tutta Roma. Nella notte lo spoglio, domani mattina i risultati.

«L’unità che voglio cammina sulle gambe degli uomini», aveva detto Augello giovedì, ma oggi a muoversi saranno quelle dei 40mila iscritti che decreteranno il vero vincitore di questa assise: Alemanno, se il risultato confermerà almeno quell’85 per cento di consensi di cui gode sulla carta, o Augello, che se dovesse andare oltre le sue stesse previsioni, si confermerebbe come il vero «capitano coraggioso» di tutta la storia.

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