Massimo Malpica
La candidatura di Gianni Alemanno a sindaco di Roma, bagnata dalla pioggia, viene battezzata in piazza Esedra dal leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini. «Ringrazio Alemanno per aver impegnato se stesso in una battaglia per dare a Roma un sindaco che sia espressione dei valori del centrodestra e dellidentità e dei principi della nostra destra», spiega il ministro degli Esteri, ufficializzando - se ancora ce ne fosse stato bisogno - definitivamente che il proprio «anti-Veltroni» An lha già scelto, e non è disponibile a tornare sui suoi passi.
La gente in piazza della Repubblica, sia i militanti avvolti nelle bandiere bianche e azzurre che i curiosi «catturati» dal comizio di Fini, assiepati intorno alla fontana del Rutelli sembrano gradire. «Questa piazza dimostra - dice ad Alemanno il leader di An - che non sarai lespressione della candidatura di una sola parte, ma della maggioranza dei romani. Al tuo fianco cè un partito unito». E lui, il ministro delle Politiche agricole, incassa il «grande evento» dellinvestitura e rilancia. La «doppia corsa» elettorale, per Alemanno, è un «atto di coraggio e generosità fatti per il centrodestra, per fare in modo che la nuova Italia vada avanti e si torni a vincere a primavera». Parola dordine: entusiasmo. Perché il ministro è certo che non si parte battuti. Anzi. «Roma non vuole Veltroni», chiosa Alemanno, avvertendo il futuro rivale. «In 13 anni Roma è stata in mano al sistema di potere della sinistra e non è cresciuta. Io mi candido per riscattare Roma», scandisce il politico di An, per far «tornare a essere grande» una città che «rappresenta una risorsa per lItalia, non un problema», spiega tra gli applausi della piazza. Ed è lui il primo entusiasta quanto ottimista per la sfida lanciata, pronto a rimarcare come «non sia mancato solo il progetto di Roma Capitale, ma anche quello di una città che parla a Europa e Mediterraneo». E il candidato di An parla già da sindaco quando attacca direttamente il primo cittadino, invocando «unoperazione di verità» per rompere la «grande illusione». «Molti dicono - ringhia Alemanno - che Veltroni è bravo. Ma è bravo nella capacità di nascondere i problemi e le difficoltà di Roma e dei cittadini romani, di una città che rischia di decadere e perdere il suo ruolo centrale. Veltroni è stato bravo a presenziare, a organizzare iniziative, concerti e spettacoli». E il titolare del ministero dellAgricoltura torna poi sulla gaffe di Prodi, ricordando che, se il Professore bolognese «ha detto che Roma non gli piace, gli dimostreremo che anche a Roma non piace Prodi». Quanto al chiarimento del leader dellUnione, che il giorno dopo aveva spiegato di apprezzare i romani, ma non i «salotti» della Capitale, il candidato sindaco di An ha ironizzato: «Prodi in realtà i salotti romani li conosce molto bene e anche da tempo. Ma conosce solo i salotti, e non il popolo».
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