Rigatoni al sugo e salamelle innaffiati col buon vino dell'Oltrepò. Ci fosse il ballo liscio e sembrerebbe una festa popolare, ma purtroppo si tratta di tutt'altro. Il prato è quello ai lati dell'ingresso della A7 in direzione Milano; naturalmente nessuna auto sta circolando, ma c'è un camion posteggiato di traverso sotto un viadotto poco distante. E poi, una distesa di trattori. Gli agricoltori, in questi giorni, si stanno muovendo come una persona sola insieme ai dipendenti dello zuccherificio di Casei Gerola. Cinquemila persone che difendono il proprio lavoro e l'economia di un'intera fetta di pianura padana. «Scusate, ci dispiace tantissimo, ma siamo costretti ad occupare l'autostrada per avere un minimo di visibilità». È questo il senso di una civilissima protesta, colto al volo anche dai dipendenti delle Autostrade e dalle forze dell'ordine, che solidarizzano con i dimostranti.
Niente folklore, qui ci si sta giocando il futuro, anche se si fatica a crederlo. Lo vedi negli sguardi smarriti degli uomini riuniti in capannelli che la situazione è piuttosto grave e, soprattutto, più grande di loro. È un momento a suo modo decisivo: dall'altra parte del paese, in municipio, c'è il ministro Gianni Alemanno, che si è precipitato a Casei per cercare di metterci una toppa. Le speranze sono grandi: il ministro può convincere Italia Zuccheri, la coop emiliana proprietaria dello zuccherificio, a salvare lo stabilimento.
Alemanno ridà un po di speranza
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