RomaSono da poco passate le otto di mattina quando la delegazione del Pdl guidata da Angelino Alfano entra a Palazzo Chigi per un incontro con Mario Monti. Un faccia a faccia di oltre unora cui partecipano anche i capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri e che ha non solo lobiettivo di fare il punto della situazione in vista di quelle misure per la crescita che il governo vorrebbe varare nei primi mesi del 2012. Il Pdl, infatti, approfitta delloccasione anche per lanciare un primo segnale di avvertimento. Per ribadire al presidente del Consiglio che sì, lappoggio al suo governo non è in discussione, ma per far chiaramente presente che il partito numericamente più rappresentato in Parlamento non ha intenzione di sostenere altri provvedimenti al buio come accaduto con la manovra. Nuove misure e riforme dovranno essere dunque concordate. O, quantomeno, il Pdl ne dovrà esser messo a conoscenza a tempo debito e avere la possibilità di interagire.
Ecco perché, lasciando Palazzo Chigi, Alfano parla di «incontro post-manovra». «Abbiamo chiesto al governo - spiega il segretario del Pdl - un confronto per stimolare la crescita e lavorare per far sentire più forte la voce dellItalia in Europa». Un fronte, questultimo, su cui già aveva insisto molto Silvio Berlusconi durante il faccia a faccia con Monti di qualche giorno fa, convinto che - come lo è pure il premier - che lasse franco-tedesco vada ridimensionato. Ecco perché Alfano spiega che cè da «capire se i sacrifici che vuole lEuropa sono chiesti da unentità sovranazionale come la commissione Ue oppure solo da alcuni Paesi come Francia e Germania». E in questo secondo caso «a che titolo». E la richiesta del Pdl è proprio quella di un intervento in sede europea. Perché, dice Fabrizio Cicchitto, «se non cè un mutamento dei comportamenti a livello europeo riguardanti leuro, la Bce e la governance in quanto tale si corre il rischio di una vanificazione delle manovre anche più rigorose». Insomma, «abbiamo manifestato a Monti la necessità di andare oltre il direttorio a due Francia-Germania, altrimenti rischiamo si inneschi un meccanismo recessivo». Con una postilla: «Il fatto che lo spread sia molto alto, oltre a far definitivamente giustizia delle amenità dette qualche tempo da esponenti della sinistra su Berlusconi, deve farci riflettere tutti». Concetto, questo, su cui torna anche Alfano. «Il dato di borsa di questi giorni e il livello dello spread - spiega lex ministro della Giustizia - dimostrano che le difficoltà non erano di Berlusconi ma di una congiuntura sfavorevole».
La cosiddetta «fase due» del governo Monti, dunque, secondo il Pdl dovrà essere incentrata sulla «crescita». Una posizione molto simile a quella di Pier Ferdinando Casini (che - racconta Ignazio La Russa - insieme a Pier Luigi Bersani «voleva fare il ministro in un governo metà tecnico e metà politico» e fu stoppato dal «no» del Pdl) e Francesco Rutelli che ieri, per il Terzo polo, hanno avuto anche loro un incontro con il Professore. Se non è un accenno di quella «cabina di regia» di cui si è parlato negli ultimi giorni, poco ci manca. Con la differenza che se lUdc sposa in toto la linea del governo («non abbiamo né richieste né proteste da fare al presidente del Consiglio che va solo assecondato», dice Casini), il Pdl ribadisce di voler «interagire» con le decisioni dellesecutivo. Fa il punto Maurizio Gasparri: «Nellincontro sè parlato un po di tutto. Di riforme del lavoro, di liberalizzazioni ma soprattutto di agenda europea visto che molti problemi possono venire proprio da questo fronte». Ora, però, «dopo un intervento di emergenza come quello della manovra» bisogna «puntare sulla crescita». «Il Pdl - spiega il capogruppo al Senato - ha invitato il governo ad affrontare i veri nodi delle liberalizzazioni, che non sono certo quelli che riguardano le singole categorie, che noi abbiamo a buon diritto tutelato». I veri punti da liberalizzare devono essere «quelli che riguardano lenergia, i trasporti e i servizi pubblici locali».
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