Che un poeta ragioni di architettura non può stupire, quando il poeta è Alfonso Gatto, il quale per quasi un biennio (1937-38) sulla rivista milanese Casabella tenne una rubrica dal titolo «Cronaca dellarchitettura». Classe 1909, Gatto ha lasciato la natia Salerno, e ora la sua città (prima dellimminente periodo fiorentino) è Milano: vi abita dal 1934 e, incarcerato per motivi politici, nel 36 vi fa anche unesperienza semestrale in San Vittore. Ricomponendone gli Scritti di architettura in un volume (Aragno, pagg. XX-235, euro 20) che si allarga a includere anche interventi di poco o molto successivi a quelle date, Giuseppe Lupo illustra limportanza di Edoardo Persico nelleducazione del giovane Alfonso allarchitettura. Persico (insieme a Giuseppe Pagano) dirigeva Casabella; ma già allinizio del 36 moriva. Così, oltre a celebrarne più volte la testimonianza precoce ed esemplare, e a curarne lopera, Gatto gli subentra sulla rivista nel ruolo di «tribuno», concorrendo, annota Lupo, «a creare intorno a Persico il mito del profeta inascoltato».
Dicevo che non deve meravigliarci la competenza di Gatto, poeta, in una sfera che ha leggi non sempre omologhe a quelle della poesia; ma nella stessa generazione non mancano (spicca il caso di Leonardo Sinisgalli, poeta con laurea in ingegneria industriale) le vocazioni «politecniche», cioè gli scrittori che varcano làmbito di uno specialismo unico per sviluppare, invece, le ragioni morali alla base di ogni vera opera darte. Insomma, prendono slancio da una forte istanza interdisciplinare. A Persico, fin dalla sua commemorazione «a caldo», Gatto riconosce il merito di aver «perseguito e reso», dallosservatorio di Casabella, «un ideale di cultura: anche i particolari più formali erano, per lui, caratteri intimi dellopera, nati dalla stessa esigenza morale del gusto».
Non è difficile simpatizzare con le polemiche, qua e là davvero «tribunizie», che accendono la rubrica di Gatto. Domina in quegli anni il sempre più fatuo monumentalismo di Piacentini, dilaga un classicismo greve, mentre «moderno» (a cui Gatto e chi, minoritario, sta dalla sua parte contrappongono il «nuovo») è un termine adoperato a sproposito per designare le retrive e accademiche espressioni dello stile «romano» che impera specialmente nelledilizia pubblica. Ammalata di autarchia è anche la critica ufficiale (da Ojetti a Pensabene, a una pletora di funzionari e di provinciali, bersagli dei fulmini di Gatto), che emargina o disprezza i massimi architetti mondiali: Gropius, Le Corbusier, Neutra, Wright (ma Gatto continua a nominarli come punti di riferimento sostanziali, e tornerà a scriver di loro nel dopoguerra). Gli orizzonti di un «esterno» qual è il poeta si ampliano grazie a una vivace, ininterrotta curiosità, che contagia lodierno lettore di queste «cronache»: per esempio alla notizia del diffondersi delluso del bambù per le «baracche e villette» che gli italiani si van fabbricando nelle colonie dAfrica; o nellapprendere come un periodico italiano abbia censurato linvenzione «tipicamente anglosassone» (e dunque deplorevole!) di predisporre nelle case una «camera per i bambini».
Resta vero (e Lupo ce lo ricorda) che larchitettura come la concepisce Gatto è intesa a costruire non tanto lurbs quanto la polis, una città per gli uomini, al servizio degli uomini.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.