Luciana Baldrighi
Non si soffermava sullimportanza della costruzione cromatica delle sue composizioni perché aveva già da tempo abbandonato gli orizzonti stilistici imposti dalla nuova aria che dettava lAccademia. Avvertiva lurgenza di gestire i suoi soggetti con grande rispetto quali veri protagonisti una realtà esterna maggiore, più ampia, in questo modo il loro apparire risultava ancora più apprezzabile, più piacevole. Perché avvertiva lurgenza che i protagonisti della sua arte dovevano avere un «impatto» maggiore rispetto alla, pur notevole, gradevolezza del loro apparire «cromatico».
Era con il colore, infatti, che Alfredo Beltrame, di origine friulana, costruiva le forme ridando così corpo alle cose. Questi erano i segreti con i quali Alfredo Beltrame intonava «Il canto vivace del dipingere». Questo non a caso è il titolo della bella mostra allestita alla Galleria Ponte Rosso di via Brera 2 che rimarrà aperta fino al 12 febbraio curata da Carlo Adelio Galimberti.
Beltrame ha sempre voluto che ogni cosa potesse sprigionare «il senso poetico dellestente», perché ciò laveva compreso dalla lezione delle avanguardie e in particolaree dallespressionismo dei Fauves dove le tracce del «Cubismo sintetico» si facevano sentire. Ma ciò che colpisce ammirando queste tele è quella prepotente forza cromatica in grado di evocare la vita che si cela dietro lapparenza di ogni cosa.
Proprio in questa mescolanza di stile e di colori che Beltrami dava il meglio di se stesso: «Interno con modelle» del 1939, un olio su tela che esprime in sé tutta unepoca dimostra la sua tenacia e la sua persuasione dimostrando in senso dellarmonia che sa convivere con tutti i gradi della seduzione. Un sistema studiato con tempi che offrono la possibilità di aprire alla poesia, al «canto».
La stessa sensazione la proviamo quando ci troviamo davanti a un paesaggio come ad esempio «Paesaggio alpino», un olio su tela del 1968 dove la vivacità dei colori sposa lesuberanza della natura e anche se può apparire un contraddittorio, anche le nature morte (un esempio «Fiori di primavera» del 1944, un olio su tela) di Beltrame sono in grado di risuonare in maniera forte, vivace, un pretesto per esibire la «festa pittorica».
Nei suoi interni come «Finestra su Parigi» del 1943, un olio su tela di medie dimensioni ma di grande forza espressiva, o «Il violino» una tempera del 1951, dove lo strumento è collocato sopra un leggio davanti a una finestra bianca, ritroviamo gli stessi percorsi intellettuali persuasivi.
Ambienti caldi da cui si vedono finestre aperte su paesaggi o città ricche di luce e colore, un invito a far sì che lo spettacolo si preannunci caldo, vivo: un sipario in un teatro ricco di colpi di scena il cui senso vitale colpisce per il contenuto esistenziale e contemporaneamente custodisce la memoria di un tempo che trascorre in silenzio: il suo pulsare è interiore... lo spettacolo deve sempre incominciare.
Questa è lopera di Alfredo Beltrame che Nanda Consonni ha voluto raccogliere nella sua galleria, regno di Novello, Perelli Cippo, De Pisis, Brambati, Consadori, Consonni, Giuni e tanti altri illustri pittori, quale testimonianza persuasiva della vita di un maestro condotta con lacume di un grande pittore dai grandi orizzonti stilistici sprezzante di quel clima accademico abbandonato per dedicarsi alla ricerca dettata dalla avanguardie storiche del Novecento europeo.
La galleria rimane aperta il sabato e la domenica. Chiusa il lunedì.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.