Economia

Alitalia, per la Borsa l’aumento è un’incognita

La produttività ottenuta dai contratti equivale a 12 aerei in più

Paolo Stefanato

da Milano

Il giudizio del mercato su Alitalia all’indomani dell’assemblea e del cda è stato negativo: meno 1,4%. Piazza Affari accoglie con sgomento l’abbattimento del capitale, teme la ricapitalizzazione, non gradisce il raggruppamento delle azioni, guarda con sospetto la ristrutturazione del debito. Gli strumenti adottati vanno tutti nella stessa direzione: confermano la profonda crisi della società. Il raggruppamento di trenta azioni in una, con modifica del valore nominale, è segno manifesto di un’irrimediabile perdita di valore; le società vincenti frazionano, non raggruppano i titoli. È anche un modo per creare discontinuità di valore e complicare i raffronti con il passato. L’abbattimento del capitale di quasi 1,2 miliardi di euro non fa che prendere atto della disastrosa situazione patrimoniale pregressa. Il rinvio del rimborso (compensato da un ritocco del tasso) delle obbligazioni convertibili emesse nel 2002 (714 milioni, la metà dell’aumento varato allora) ha due scopi: dare ossigeno alla cassa, portando la scadenza dal 2007 al 2010, e sperare che nel frattempo lo stato di salute della società cambi, rendendo appetibile la convertibilità. Quanto all’aumento di capitale, lunedì il consiglio di amministrazione, che detiene una delega dell’assemblea, ha chiesto una proroga; l’operazione era stata annunciata in un primo tempo per l’estate, poi rinviata all’autunno, ora a fine anno; dopo il 31 dicembre dovrà infatti essere rimborsato il prestito ponte da 400 milioni autorizzato dall’Unione europea. Le interpretazioni possono essere due: segnale positivo, per alcuni, poichè la non urgenza di fondi indica una situazione finanziaria sostenibile. Negativo per altri: si starebbero incontrando difficoltà nel mettere assieme la squadra dei sottoscrittori (banche, soprattutto internazionali: sono note, allo stato, le trattative con Banca Intesa e con la giapponese Nomura). È vero che Deutsche bank si è impegnata a guidare il consorzio di garanzia; tuttavia una quota elevata di inoptato sarebbe un insuccesso che tutti vogliono evitare.
All’assemblea di lunedì il presidente e ad Giancarlo Cimoli è apparso soddisfatto dell’andamento gestionale della compagnia, che dovrebbe chiudere il secondo trimestre in pareggio dopo un primo trimestre a meno 150 milioni; la previsione, confermata, di un 2005 in rosso per 100 milioni fa intendere che il secondo semestre sarà positivo. Del resto il secondo semestre beneficerà del deconsolidamento di Az service, mentre sono attesi i 312 milioni (di partita straordinaria) che Fintecna dovrà versare per la propria quota nella nuova società.
Permandono debolezze per una flotta disomogenea e per una quota di mercato nazionale ancora troppo bassa; permangono ancora forti stridii sindacali, con il Sult sempre arroccato su posizioni di rigetto di ogni accordo, e che ieri, in polemica con i dati sull’assenteismo diffusi da Cimoli, ha confermato lo sciopero del 18 luglio.

In compenso la maggiore produttività derivata dai contratti ha permesso alla compagnia di ottenere «l’equivalente di 12 aerei in più» ha detto il presidente, cosa che ha permesso l’apertura di otto nuove rotte internazionali, due delle quali (Shangai e Delhi) intercontinentali.

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