da Milano
Il ministero dellEconomia ha depositato la lista dei cinque candidati al consiglio di amministrazione dellAlitalia da sottoporre allassemblea convocata per il 22 febbraio (il 28 in seconda): non vi è compreso il nome di Giancarlo Cimoli, e questo sancisce la sua uscita. La lista del Tesoro è formata da Berardino Libonati indicato quale futuro presidente, Aristide Police, Giovanni Sabatini, Carlo Santini e Luciano Vannozzi. Libonati è uno fra i più noti giuristi italiani esperti di diritto societario e insegna Diritto commerciale allUniversità La Sapienza di Roma. Altro avvocato è Aristide Police, esperto di Diritto amministrativo e professore a Tor Vergata. Fra i cinque designati, Vannozzi e Sabatini (questultimo, lultimo consigliere del cda scaduto rimasto attualmente in carica insieme a Cimoli) sono dirigenti del Tesoro. Carlo Santini è un alto dirigente pubblico che è stato anche direttore dellUfficio italiano cambi.
Il Tesoro ha dunque colto loccasione per dare un segnale di trasparenza e di garanzia ai candidati interessati ad acquistare lAlitalia. La nomina alla presidenza di un autorevole giurista significa quasi imprimere allintera procedura un distacco super partes. Il cda di Libonati è chiaramente di transizione: e questo lo mette nelle condizioni di non dover né giustificare il passato né di prepararsi al futuro, cosa tipica dei cda di vera gestione. Libonati avrà sostanzialmente due compiti: quello di firmare il bilancio 2006, «certificandone» i numeri, e quello di garantire lordinaria gestione di una compagnia che ogni giorno fa partire e arrivare poco meno di 700mila persone. Vedremo se per questultima responsabilità, non da poco, egli si avvarrà della squadra lasciata da Cimoli o se si affiderà a qualche manager esterno: in questo caso occorrerà un manager che accetti una permanenza breve.
Ma è sul primo compito, quello della garanzia dei conti, che si concentra lattenzione degli osservatori. Un giurista non può che attenersi al massimo rispetto dei principi del codice civile, asetticamente, senza lutilizzo di quelle (legittime) flessibilità che fanno parte della politica di bilancio e che sostengono le strategie di una gestione. Libonati controllerà i conti e dovrà dire se le perdite «stimate» in 380 milioni per il 2006 sono reali o se la loro definizione conclusiva porterà a scostamenti. Questo elemento è molto critico, e solo lautorevolezza di un giurista di fama metterà al riparo da qualunque sospetto: i 380 milioni di perdite indicati da Cimoli sono infatti prossimi ai parametri in base ai quali una società va ricapitalizzata. Questo, per Alitalia, significherebbe portare i libri in tribunale: rischio non ancora del tutto allontanato.
Lunedì, con buona probabilità, il Tesoro comunicherà quali delle 11 manifestazioni dinteresse sono state ritenute valide per proseguire nel percorso di avvicinamento alla proprietà della compagnia.
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