Alitalia, nel 2006 metà dipendenti e perdite doppie

da Milano

Libonati smentisce Cimoli. Quest’ultimo stimava la perdita dell’esercizio 2006 dell’Alitalia in 380 milioni, ieri il suo successore ha corretto: 405 milioni la perdita ante imposte, peggiorata di 261 milioni sul 2005. Per la perdita netta bisogna attendere il bilancio che sarà varato dal cda il 23 maggio. Stimando in una ventina di milioni le tasse e considerando i 158 milioni di riserve, la posta dovrebbe essere comunque inferiore ai 432 milioni che rappresentano un terzo del capitale, limite oltre il quale scatta l’obbligo di ridurre il capitale, con tutto quello che ne consegue. In altre parole, i dati varati ieri dal consiglio di amministrazione della compagnia sembrano confermare che la procedura di cessione andrà avanti così com’è stata impostata dal Tesoro, senza le sorprese che verrebbero generate da un eccesso di perdite. Va sottolineato, in questo senso, che il consiglio ha anche deciso di non svalutare la flotta (sono di proprietà circa 100 aerei su 186).
Nel varare i conti dell’ultimo trimestre 2006, il vertice dell’Alitalia ha diffuso anche i dati annuali che saranno utilizzati per formulare il bilancio. La perdita operativa è stata di 266 milioni, e sale a 405 dopo gli oneri finanziari: va ricordato che il piano industriale prevedeva nel 2006 il ritorno all’utile. Il peggioramento del risultato viene attribuito ad alcuni fattori, il principale dei quali è l’aumento del prezzo del carburante, che ha pesato per 147 milioni. Da sottolineare, a questo proposito, che proprio nel 2006, con i proventi dell’aumento di capitale del dicembre 2005, erano stati avviati contratti di copertura sul prezzo del greggio: evidentemente tali garanzie, pur costose, sono state inefficaci. Tra gli altri fattori, l’insufficiente riduzione dei costi, la pressione competitiva delle compagnie low cost e la conflittualità sindacale, che è stata stimata in 100 milioni di mancati ricavi.
Il numero medio dei dipendenti di Alitalia nel 2006 è stato di 10.110 unità, 7.570 in meno rispetto all’anno precedente: ciò in conseguenza del completo deconsolidamento di Alitalia Servizi. Fa specie notare che, nonostante il «dimagrimento» del gruppo, ormai focalizzato sul volo, i conti sono tutt’altro che migliorati: secondo il piano industriale doveva essere un’operazione risolutiva. Nell’esercizio sono stati bruciati 405 milioni di liquidità, scesa a 715 milioni (sufficienti per 12 mesi), mentre i debiti sono cresciuti a 1.006 milioni (più 252 milioni).
Alcune poste dell’esercizio 2006 sono, sì, positive, ma in proporzione modesta, lontana dai concorrenti europei: il fatturato è cresciuto del 3,7%, il traffico passeggeri «solo» dell’1,2%, quando il settore ha registrato aumenti non inferiori al 5-6%. Bene il trasporto merci (più 10,8%).


Nonostante tutto ciò, il cda di ieri si è dimostrato fiducioso sull’evoluzione della gestione 2007, per la quale prevede un risultato operativo in miglioramento, «che potrà risultare positivo con il realizzarsi delle operazioni straordinarie previste in budget». Operazioni, peraltro, attualmente congelate.

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