Politica

All’islam il rammarico non basta: sette chiese attaccate in Palestina

dal Cairo

Il mondo musulmano accoglie con riserve il rammarico del Papa per le parole su Maometto ritenute un’offesa all’islam. In Egitto, Mohamed Habib, il numero due dei Fratelli musulmani, che godono di prestigio in tutto il Medio Oriente, ha esortato il Papa a esprimere delle «scuse chiare», considerando le dichiarazioni di ieri solo «un buon passo» in questo senso. «Vogliamo che riconosca di aver sbagliato ... e che l’islam è una religione di amicizia, di cooperazione e di fratellanza tra Occidente e Oriente», ha detto Habib.
Poco prima, però, il numero due del movimento, Mohammed Habib, aveva giudicato «sufficienti» le parole del Santo Padre. «Consideriamo le nuove dichiarazioni del Papa come una ritrattazione di quello che aveva detto la settimana scorsa», aveva detto, anche se avremmo voluto che il Pontefice illustrasse le sue idee sull’Islam.
Dichiarazioni più distensive in Turchia, dove fino a sabato la visita di Benedetto XVI sembrava a rischio, ma ieri ha ripreso la possibilità di realizzarsi. Se il ministro di Stato turco Mehmet Aydin, responsabile degli Affari religiosi di Ankara, ha rincarato la dose («O si chiede scusa in modo efficace, o non si fa affatto» ha commentato. «Gli dispiace di averlo detto, o delle conseguenze?»), il ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, ha usato toni diversi. «Dal nostro punto di vista - ha detto - non ci sono cambiamenti» per quanto riguarda la visita prevista dal 28 novembre al primo dicembre. Gul ha detto anzi di avere scritto ieri una lettera a Benedetto XVI per esortarlo a non rimandare la sua visita in Turchia, che può rappresentare «un’importante opportunità per promuovere il dialogo tra culture diverse».
L’attesissimo Angelus da Castelgandolfo, in cui Benedetto XVI ha detto di essere «vivamente rammaricato» per la crisi provocata dalla sua lectio magistralis a Ratisbona, è stato trasmesso in diretta dalle principali televisioni arabe, tra cui l’emittente del Qatar Al Jazeera, che per prima aveva aveva informato il mondo arabo del discorso del Papa contribuendo a innescare le polemiche. Ieri Al Jazeera ha così dato notizia dell’Angelus del Papa sul suo sito internet: «Il Papa evita di scusarsi e si rammarica per la rabbia dei musulmani causata dalle sue dichiarazioni». Duri anche i toni del sito islamista, Islammemo.cc, ritenuto vicino alla guerriglia irachena, che così ha titolato: «Il Papa ignora le richieste di scuse sulle sue offese all’Islam e al Profeta».
Situazione ancora tesa anche in Palestina dopo che nei giorni scorsi cinque chiese erano state attaccate per protesta contro il discorso del Papa. Bottiglie incendiarie sono state lanciate anche ieri mattina contro altri due luoghi di culto cristiani, a Tubas e a Tulkarem, provocando danni materiali contenuti.
Ma le autorità islamiche hanno espresso ieri appelli contro la violenza nei confronti della minoranza cristiana. Il primo ministro islamico Ismail Haniyeh ha condannato gli attacchi degli ultimi giorni contro le chiese a Gaza e in Cisgiordania, affermando che «si tratta di attacchi assolutamente inaccettabili»: «i nostri fratelli cristiani - ha aggiunto - fanno parte del popolo palestinese e come tali vanno protetti e difesi». Gli attacchi contro le chiese sono stati condannati anche dal gran muftì di Palestina sceicco Muhammad Hussain.
Ieri, prima dell’Angelus del Papa a Castelgandolfo, il governo iraniano ha convocato il nunzio apostolico a Teheran, mons. Angelo Mottola, per una protesta e una richiesta di spiegazioni sulle parole pronunciate da Ratzinger a Ratisbona.

E nella città santa di Qom, capitale religiosa dell’Iran, le scuole coraniche sono rimaste chiuse e centinaia di seminaristi hanno protestato per le dichiarazioni del Papa.

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