All’Italia il comando di Kabul Cresce l’allarme kamikaze

Oggi il passaggio delle consegne. In arrivo altri 250 alpini. Rifondazione insiste: il contingente va ritirato

da Roma

La scadenza era fissata da tempo, decisa con gli alleati della Nato, e nessuna pressione della sinistra radicale ha potuto rinviarla: da oggi l’Italia assume il Regional Capital Command di Kabul, la gestione per otto mesi della missione Isaf nell’area della capitale afghana. Il contingente aumenta così di altri 250 uomini: per rinforzarlo sono stati scelti gli alpini della brigata Taurinense. Con i nuovi arrivi, la presenza italiana sale a oltre 2.400 militari, circa 500 in più di quelli inviati sotto il governo Berlusconi. Il comando regionale sarà ceduto dalla Turchia e assunto dal comandante della Taurinense, generale Federico Bonato, con una cerimonia di «Transfer of authority» nella base di Camp Warehouse questa mattina a Kabul.
Più impegno per l’Italia in Afghanistan, ma anche più problemi di politica interna. A gennaio potrebbe già essere discusso infatti alle Camere il decreto di rifinanziamento della missione, un passaggio difficile per il governo Prodi: l’ipotesi di «exit strategy» dall’Afghanistan, il ritiro delle truppe invocato dalla sinistra radicale anche dopo l’ultimo attentato kamikaze in cui è morto il maresciallo capo Daniele Paladini, è stata completamente messa a tacere con il rafforzamento del contingente. Ma l’ala sinistra dell’Unione continua a contestare la missione.
Al di là poi del nodo politico, gli alpini italiani si troveranno a dover gestire il comando di un territorio divenuto molto meno sicuro. È l’Onu a lanciare l’allarme: Kabul è ora considerata zona di difficile gestione. Non è più solo il sud del Paese, la zona della battaglia dura contro i talebani a cui l’Italia non partecipa, a fare paura. Le Nazioni Unite tracciano ogni anno la mappa del pericolo da distribuire ai funzionari e ai responsabili delle Organizzazioni non governative di tutto il mondo.
Secondo questo documento in 24 mesi l'area intorno a Kabul è passata da «zona a basso a rischio» a «zona ad alto rischio» anche per l’aumento degli attacchi kamikaze. In alcune aree a est e a sud della capitale, l’Onu indica anzi il pericolo di un «estremo rischio». Ieri un nuovo attentato suicida a Kabul ha ucciso 16 persone, tra cui molti bambini.
La missione italiana va avanti, ha chiarito comunque il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Sono necessarie una conferenza internazionale, ha spiegato all’omologo spagnolo Miguel Angel Moratinos, e la nomina di un inviato speciale dell’Onu. Il vicepremier ne parlerà anche alla conferenza dei ministri degli Esteri della Nato oggi a Bruxelles.


L’opposizione non gli arriva però dai colleghi internazionali, ma dagli alleati interni: per Rifondazione, la deputata Elettra Deiana è tornata a chiedere la «sospensione delle operazioni militari» in Afghanistan. Le «truppe non si ritirano», ha ribadito D’Alema. Si combatterà in Parlamento l’ennesima guerra a sinistra sulla politica estera.

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