La farsa di una Triestina costretta sempre sul ciglio del burrone

Ogni anno la stessa storia, aldilà delle buone intenzioni del presidente Matteo Marani e del suo vice Gianfranco Zola, persone di indubbio valore che però si imbattono sempre in imprenditori senza scrupoli capaci di calpestare la storia del nostro calcio

La farsa di una Triestina costretta sempre sul ciglio del burrone
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“Il patrimonio personale di Rosenzweig sfiora il miliardo di euro e la sua forza finanziaria promette molto bene per l'Alabarda”. La notizia è del 4 luglio del 2023 e, per chi non lo sapesse, l’Alabarda è la Triestina, società di una città che sta macinando numeri record alla voce turismo e affari e chi si ritrova invece con una squadra sempre sull’orlo del crollo definitivo. Rosenzweig è proprietario del fondo LBK, ha preso la squadra vicina al fallimento e ce la sta per riportare con l’intenzione di buttarla giù nel burrone. Benvenuti, di nuovo, in serie C.

Ogni anno la stessa storia, aldilà delle buone intenzioni del presidente Matteo Marani e del suo vice Gianfranco Zola, persone di indubbio valore che però si imbattono sempre in imprenditori senza scrupoli capaci di calpestare la storia del nostro calcio. Quest’anno insomma si ricomincia da dove si era finito, con Triestina e Rimini (questa è un’altra storia kafkiana) che – per bocca del presidente della Figc Gravina – “hanno avuto i soldi per i iscriversi ma non hanno la forza per finire il campionato”. Che non è neppure iniziato.

La Triestina, dunque, diventa un emblema, col suo stadio dedicato a Nereo Rocco da serie A e che, sempre vuoto, è in mano a gente di serie Z. Lo scorso campionato, nonostante varie penalizzazioni per mancati pagamenti, ci fu il miracolo della salvezza firmato in panchina da Attilio Tesser, e ne avevamo parlato. Quest’anno, tanto per fare peggio, si parte (forse) da -13 “and counting” direbbero gli americani come Rosenzweig. La farsa è continua, con un direttore generale che promette nuovi compratori e un proprietario arroccato nel fortino, con versamenti di tasse e buste paga a mesi alterni (più no che sì). Questo mentre il raduno è saltato tre volte per poi cominciare senza allenatore e Ds, tanto che nel frattempo alcuni giocatori si sono svincolati e andranno a caccia di stipendi mai arrivati. L’ultima, poi, è che siccome la società (per modo di dire) ha smantellato settore giovanile e squadra femminile, rischia l’esclusione. E per questo è partita una ricerca affannosa di under 15 e under 17 da mettere in campo in fretta e furia. Ogni giorno è una sorpresa.

“Bisognerebbe fare qualcosa” dice il numero uno della Figc.

Intanto, nell’eterna attesa, la serie C partirà così, col solito asterisco (anzi due, appunto) pronto a diventare una serie di punti esclamativi. L’unica certezza è che la Triestina, 26 campionati di serie A alle spalle, torna ad essere un simbolo del nostro calcio: giudicate voi se c’è da festeggiare.

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