All’Università si studia l’omicidio degli «sbirri»

(...) Tra questi anche i «Tear me down», che sul loro stesso sito si definiscono «Collettivo hardcore militante» e che quando si esibiscono fanno andare in delirio il loro pubblico con canzoni tipo «Più sbirri morti», oppure «La gioia della rivolta» o «10, 100, 1000 Acca Larentia», il cui testo non fa certo riferimento alla donna che salvò e fece crescere Romolo e Remo, bensì inneggia alla strage brigatista che nel 1978 portò all’assassinio di tre giovani appena usciti da una sede del Fronte della Gioventù. «Feccia nazista/ porco fascista/ bastardo squadrista/ sei il primo della lista», sono gli edificanti versi che cantano. O, dedicati ai poliziotti: «Vili senza onore, codardi in uniforme/ vi abbiamo riservato un posto sottoterra/ una sprangata in fronte/ non ve la toglie nessuno». E a proposito della strage di Acca Larentia, si ripromettono: «Cancro di destra fuori dal quartiere/ col sangue puliremo le camice nere.
Questi e altri testi peggiori sono risuonati ieri nei locali dell’Università. «Sarebbe di sconcertante gravità se le Autorità accademiche avessero imprudentemente autorizzato l'esibizione di un gruppo musicale con un pedigree canoro così criminale ed inquietante - interviene il consigliere regionale del Pdl Gianni Plinio che ha segnalato quanto stava accadendo alla questura - Un conto è il diritto alla libera espresione, altra cosa è l'esaltare la strage di avversari politici e di servitori dello Stato che quotidianamente si sacrificano per la sicurezza dei cittadini». Ma che i «Tear me down» non si limitino a cantare certi principi lo confermano le notizie pubblicate sul loro sito, come nel giorno in cui apparve «finalmente una buona notizia: al nostro cantante Massimo sono stati concessi gli arresti domiciliari (sebbene con condanna di primo grado)». Il cantante Massimo era stato arrestato da Digos e Ros in un’operazione per associazione sovversiva.

E gli stessi «Tear me down» chiedono sostegno al loro compagno «come già accaduto durante la sua precedente carcerazione». Perché la loro risposta alla legge è l’augurio «che il fuoco sia talmente intenso da divorare mura e sbarre». Concetti suonati all’Università. E Genova assiste. Senza battere ciglio.

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