Gianni Pennacchi
da Roma
Aveva appena colto un lungo e corale applauso chiedendo «a tutti i parlamentari di tutte le forze politiche di essere solidali con le forze dell'ordine in qualunque circostanza», e subito ha avvertito, col consueto tono professorale e paterno, che nella manifestazione di Vicenza si potrebbero «saldare spezzoni di ostilità nei confronti delle forze dell'ordine». Stupore al centro e a destra, gelo a sinistra. Perché il ministro dell'Interno stava parlando di terrorismo, e la «saldatura» con la protesta contro l'ampliamento della base americana, nessuno nell'aula di Montecitorio se l'aspettava. E mellifluo, Giuliano Amato ha proseguito: «Sono certo che in quell'occasione, tutti coloro che siedono in questo Parlamento esprimeranno invece l'atteggiamento opposto».
Così, pacifisti e autonomi, cani sciolti non violenti o pronti a menar le mani, sinistra di lotta e di governo, deputati e senatori vicentini sono avvertiti: con l'allarme terrorismo, attenti a sabato. È un grande affabulatore, il dottor sottile. Con calcolato dosaggio di parole e di effetti, ieri è riuscito a dire, senza dirlo, che se la manifestazione degenera o comunque succede qualcosa di sgradevole, la responsabilità quanto meno «politica» ricadrà su Prc, Pdci, Verdi, Correntone diessino e pure su Laura Fincato deputata vicentina della Margherita. L'Unione è ammutolita in aula all'avvertimento del suo ministro, e la sinistra è esplosa in Transatlantico, tutti consci che il titolare del Viminale, almeno per Vicenza, lavora in triciclo con Prodi e D'Alema. Tant'è che pure Anna Finocchiaro l'ha subito spalleggiato contro le «frange infiltrate nel movimento pacifista, che possono costituire un pericolo».
Un risultato però, Amato l'ha immediatamente colto. Perché se il sottosegretario rifondarolo Alfonso Gianni s'era già arreso - «Obbedisco a Prodi e al mio segretario Giordano: non andrò a Vicenza», aveva annunciato di buon mattino, dopo una telefonata anche di Bertinotti - il sottosegretario verde Paolo Cento non si decideva sinché, udito il ministro e pur criticandolo perché dovrebbe «rassicurare piuttosto che gettare delle ombre», s'è piegato anch'egli all'obbedisco: «Ho deciso di non partecipare, per evitare altre strumentalizzazioni». Obiettivo centrato, dunque: a Vicenza non si vedrà nessuno che abbia un incarico di governo. E se ci saranno invece - ci saranno, ci saranno - Franco Giordano e Oliviero Diliberto con tutti i parlamentari «semplici» delle due anime comuniste, l'intero Sole che ride pur senza il segretario-ministro, ci saran la Fincato, Lalla Trupia e i correntisti della Quercia, poco importa. Anzi meglio, perché sarà fatta salva l'intera sinistra di lotta e di governo che schizofrenicamente manifesta contro se stessa.
Ma il putiferio levatosi a sinistra è stato immane, eccone un assaggio. Pino Sgobio, capogruppo Pdci: «Amato farebbe bene a tacere». Angelo Bonelli, capogruppo verde: «Amato fermi gli elementi eversivi ma non turbi la sana protesta». Elettra Deiana, Prc: «Da Amato e Finocchiaro, parole incaute e fuori luogo». Trupia: «Da Amato, benzina sul fuoco». Gianni: «Da Amato una scivolata che stupisce». Mauro Bulgarelli, verde: «Allusioni inaccettabili». Salvatore Cannavò, Prc: «Accostamenti impropri». Alfio Nicotra, Prc: «Amato né in cielo né in terra». Severino Galante, Pdci: «Pericoloso, evocare lo spettro di possibili incidenti».
Un perfido dottor sottile a sera ha fatto precisare dal Viminale che, «come è evidente dalle sue parole alla Camera, non fa alcun collegamento tra pacifisti che dimostrano e terroristi».
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