Caro direttore,
Sono un genitore milanese di 37 anni, mio figlio frequenta la quarta elementare. Da circa un mese, quando gli chiedo che cosa ha imparato a scuola, le risposte sono: 1) ci hanno fatto fare uno striscione con scritto «Gelmini vattene»; 2) ci fanno scrivere sulla lavagna «Gelmini vattene»; 3) oggi gli insegnanti avevano una maglietta con la scritta «Gelmini vattene». Con mio figlio cerco sempre di non parlare di politica, ma a questo punto, mi sono preoccupato di spiegargli tante cose. Oggi, però, sono decisamente nervoso perché a scuola gli hanno dato un tema: «Cosa pensi della Gelmini?». Cosa fare? Scrivere quello che gli hanno spiegato mamma e papà? Sì, ma se dopo tutti i suoi ottimo e distinto spariscono? Scrivere che la Gelmini è una deficiente? Sapendo che è falso? Gli ho detto di fare il tema evitando di esprimere il suo pensiero ma mi rendo conto che per un bimbo non è semplicissimo.
Alessio Monti - Milano
Se non avessi visto le foto dei cortei, se non avessi visto quei bambini con scritte al collo e gli occhi bassi portati in processione come ostaggi della protesta, se non avessi visto la vergogna delle cartelle sostituite dai cartelli con quegli insulti assurdi e ventriloqui, ebbene, stenterei a crederle, caro Alessio. E invece ho paura sia tutto vero. E quindi ho paura che in queste ore, a Milano, ci siano davvero scolaretti di quarta elementare intenti a cimentarsi con l’ineffabile tema: «Cosa pensi della Gelmini?». Ed è già tanto che la traccia non sia più estesa perché, altrimenti, che cosa sarebbe? Già me l’immagino: «Cosa pensi della Gelmini, considerando che è fessa?». Oppure: «Che cosa pensi della Gelmini, tenuto conto che, come dice lo scrittore Camilleri, “non appartiene al genere umano”?».
Verrebbe voglia di chiamare Telefono Azzurro, se non fosse che Telefono Azzurro, purtroppo, sull’argomento tende a diventare rosso e a non fare nulla. Ma insomma: che cosa volete che pensino della Gelmini i bambini di dieci anni? Risposta ovvia: non dovrebbero pensarne nulla. Al massimo dovrebbero confondere quel nome con l’ultimo dei cornetti Algida. Ma che cosa ne possono pensare, invece, se è stato loro ripetuto per giorni che la Gelmini è l’orco delle fiabe, il Barbablù di Trastevere, la strega che trasforma le scuole in catapecchie e le maestre in mocho vileda?
Capisco il suo dilemma, caro Alessio. Se suo figlio scrive, come tutti gli altri, che la Gelmini mangia i bambini prende un bel voto, ma tradisce lei e la verità. Se non lo scrive, rischia come minimo un castigo esemplare. Che ne so? «Imbratta i muri della scuola con scritte anti-Gelmini». Oppure: «Vai alla lavagna e fai un’espressione: di matematica? No, di disgusto».
MG
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