Allibiti i baristi: «Non siamo mica poliziotti»

Marzio Fianese

La norma inserita nella legge Finanziaria che vieta la vendita e la mescita di alcolici a giovani under 18 non convince i gestori dei bar e dei ristoranti della capitale. «La legge impone un obbligo ma non dice quale sia il nostro ruolo - affermano i responsabili dei pubblici esercenti di Confcommercio e Confesercenti del Lazio, Nazzareno Sacchi e Liborio Pepi - il rischio è che la norma si trasformi in un atto punitivo per noi ma consenta di essere aggirata con l’aiuto di maggiorenni compiacenti». Più dura la posizione di Confesercenti: «In un paese democratico, ci vorrebbe più controllo a monte, come facciamo noi a chiedere i documenti ai giovani», si chiede Pepi. Che aggiunge: «Se la legge ce lo impone lo faremo ma è una norma che non condividiamo». Il timore tra i gestori dei bar e ristoranti è che «avvenga come per il fumo, applicazione rigida della norma che vieta di vendere sigarette ai minori per i primi mesi e poi il lassismo più totale». Tanto nessuno controlla.
«Con questa norma - rincara la dose il responsabile di Confesercenti - diventeremo un esercito di controllori e controllati. L’esperienza di altri paesi però insegna che il proibizionismo si aggira, il problema va ricondotto nell’ambito familiare». Il legislatore «non penserà che i venti gestori dei locali di Campo de’ Fiori si trasformino in poliziotti». E poi «nei supermercati come funzionerà? - è l’ulteriore quesito -. Va a fare acquisti il maggiorenne e poi distribuisce ai più giovani che arrivano in piazza e bevono senza controllo». Più accondiscendente è il responsabile di Confcommercio: «È ovvio che la misura ha un obiettivo di grande rispetto, ma ci facessero sapere con quali modalità dovremo ottemperare alla norma. Dovremo affiggere cartelli, richiedere di mostrare i documenti?». La convinzione è che «continueremo ad agire con obiettività quindi al minorenne riconoscibile nessun collega vende alcolici. Ma è ovvio che queste norme di costume dovrebbero essere affrontate in famiglia e non con ricorsi normativi così rigidi». La conclusione è «siamo pronti ad adeguarci ma rimaniamo perplessi sulle modalità applicative». Condivisa invece da Confcommercio il divieto, 24 ore su 24, di vendita e mescita di alcolici negli autogrill in autostrada.

«Ci sembra giusto - afferma Sacchi - il pubblico esercizio è tale perché ha una sua utilità sociale, il bar non è solo commercio ma è punto d’incontro, così come il ristorante è un punto di aggregazione mentre il bar e l’esercizio commerciale in autostrada risponde ad altre necessità, cioè quella di un ristoro durante viaggio. L’alcolico può essere pericoloso».

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