Cronache

«Alt ai bus che s’incendiano»

«Alt ai bus che s’incendiano»

Roberta Bottino

A spada tratta contro il rischio-bus: è così che si lancia il capogruppo della Lega Nord in Comune, Edoardo Rixi, che vuol sapere tutto e anche qualcosa di più sui potenziali pericoli che si annidano su alcuni tipi di mezzi di trasporto pubblico, in uso anche a Genova, targati Ali (Autolinee liguri). La denuncia di Rixi è circostanziata: «Ho presentato - dice il consigliere del Carroccio -, un’ulteriore interrogazione urgente, dopo quella in merito al grosso quantitativo di materiale abbandonato in un’officina da parte dell’Azienda del trasporto pubblico locale, per avere chiarimenti su determinati mezzi che circolano nel ponente genovese. Mi è stato riferito che gli autobus Bredamenarinibus modello 240 Avancity Cng, contraddistinti dai numeri Ali 680 e 681, alimentati a metano e utilizzati sulle linee E3 (Via Bolzaneto/Pedemonte), e H6 (Stazione di Pontedecimo/Isoverde), potenzialmente costituiscono un serio pericolo». Questi mezzi, sprovvisti dell’impianto di autoestinzione incendi, sarebbero portati a fine servizio in un’area non custodita adiacente a un noto centro commerciale della Valpolcevera, mentre durante il servizio effettuano abitualmente capolinea in centri densamente abitati e percorrono itinerari costantemente trafficati. La preoccupazione più grande è legata al pericolo di esplosioni. «Questo è un problema di notevole gravità - continua Edoardo Rixi -, senza contare che il personale di guida non è stato addestrato a fronteggiare eventuali incendi. Proprio a fronte di tutti questi fatti che mi sono stati riferiti, gradirei sapere: se la società Ali rispetta le più elementari norme di sicurezza; per quale motivo il personale non sia stato addestrato a fronteggiare simili emergenze; perché i mezzi siano sprovvisti dell’impianto di autoestinzione; se sia stato valutato che in caso di perdita di gas l’operatore per interrompere il flusso debba sollevare il portellone del vano motore e azionare manualmente una valvola, operazione improponibile in caso di incendio in atto. E soprattutto vorrei sapere se sia stato valutato il pericolo derivante dalla circolazione di questi automezzi alla luce di alcuni incidenti verificatesi in altre città italiane».
Brescia è l’esempio più eclatante. Proprio nei mesi scorsi un veicolo a metano si è incendiato, presumibilmente a causa di una fuga di gas, mentre conseguenze più gravi si sono avute quando un altro autobus con lo stesso tipo di alimentazione è esploso scaraventando alcuni frammenti sul tetto di un edificio distante 300 metri. Fortunatamente solo grazie alla prontezza di riflessi dell’autista, rimasto seriamente ferito, il veicolo è stato fatto tempestivamente sgomberare. Anche Ancona ha vissuto attimi di terrore quando un automezzo simile si è incendiato in fase di rifornimento. A manifestare seria preoccupazione è il sindacato di autoferrotranvieri dell’Ugl (Unione generale del lavoro), che il 25 luglio scorso ha inviato a nome del dirigente territoriale Serafino Carloni una lettera all’Asl, ufficio di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro, proprio per far verificare la pericolosità di questi autobus a metano. «È indispensabile che ci sia una risposta urgente mentre questi mezzi continuano a circolare sulle strade cittadine - tuona il consigliere della Lega -. Occorre che si prendano provvedimenti prima che accadano incidenti gravi come quelli avvenuti a Brescia o ad Ancona». Ad essere sotto accusa sono anche altri veicoli: in una lettera dell’Ugl, questa volta indirizzata alle direzioni di Ami e Amt, viene evidenziato come alcune vetture abbiano causato quotidianamente problemi che si riflettono sui costi di esercizio e di manutenzione.

Disagi anche dal punto di vista del comfort a bordo sia per i clienti sia per il conducente che - sottolinea sempre l’Ugl - scaturiscono dall’inefficacia delle sospensioni e dall’aria condizionata spesso in avaria.

Commenti