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Eagles contro Chiefs, le chiavi del Super Bowl 2023

Dopo le vittorie di domenica, i Philadelphia Eagles ed i Kansas City Chiefs si sfideranno il prossimo 12 febbraio a Glendale (Arizona) nel Super Bowl LVII. Quali saranno le chiavi di quella che, secondo molti, sarà una finale estremamente equilibrata?

Eagles contro Chiefs, le chiavi del Super Bowl 2023
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Alla fine il percorso ad ostacoli dei playoff NFL è finito, incoronando i campioni della AFC e della NFC, le due squadre che il prossimo 12 febbraio in Arizona si giocheranno il titolo di campione del mondo nel Super Bowl. Ora che ci siamo ripresi dalle emozioni del Championship Round, tempo di dare un’occhiata ai Philadelphia Eagles, ai Kansas City Chiefs ed alle tante cose che potrebbero fare la differenza in un incrocio che molti vedono come estremamente equilibrato. Al momento i solitamente precisissimi bookmakers di Las Vegas vedono i campioni della NFC leggermente favoriti sui rivali e stimano che si deciderà tutto negli ultimi minuti di gioco. Vediamo insieme se le cose potrebbero andare davvero in questo modo.

Le migliori dell'anno di fronte

Allo State Farm Stadium di Glendale (Arizon) si troveranno di fronte le due migliori squadre dell’anno, quelle che si erano aggiudicate il primo posto nelle rispettive conferences. La cosa per i non iniziati al complicato mondo del football americano può sembrare naturale, quasi scontata, specialmente se si fa il confronto con il calcio, dove a vincere sono spesso le squadre più ricche e talentuose. Le cose nella NFL vanno in maniera molto diversa, visto che la lega si è imposta da molti anni un salary cap che varia a seconda degli introiti complessivi, non delle singole franchigie. Questo vuol dire che è quasi impossibile per un Real Madrid o una Juventus dominare anno dopo anno, senza che nessun’altra squadra sia in grado di ostacolarlo. Le complicate alchimie dei maestri del salary cap costringono spesso le squadre vincenti a cedere i talenti migliori per rientrare nel limite, scompaginando le carte. Il fatto poi che i playoff si decidano in partita secca, dove le differenze spesso sono minime, spiega perché vincere la regular season non voglia affatto dire avere accesso alla finalissima.

Nelle 57 edizioni del Super Bowl, infatti, le due top seed si sono affrontate solo quattordici volte. La cosa veramente curiosa è che gli scontri tra queste squadre top raramente sono state partite serrate: tranne che nel Super Bowl XLIX e nel LII, le altre volte è stata la favorita a stracciare la concorrenza. Per la cronaca, l’ultima volta che le prime della classe si sono affrontate nella partita più importante, in campo scesero i Philadelphia Eagles e riuscirono a battere i favoriti New England Patriots di Tom Brady con una giocata entrata nella storia, la Philly Special. Finirà così anche stavolta? Nella Città dell’Amore Fraterno lo sperano davvero tutti.

Jalen Hurts Wikimedia

Mahomes e Hurts, la sfida dei QB

In una NFL sempre più dominata dalle prestazioni dei quarterback, i “capitani” dell’attacco, che spesso da soli possono fare o disfare le fortune di una franchigia, non è certo sorprendente che a trovarsi di fronte nel Super Bowl siano due dei QB più esplosivi e talentuosi degli ultimi anni. Patrick Mahomes e Jalen Hurts sono reduci da una stagione quasi perfetta, segnata da numeri impressionanti e da una maturità in campo da veri campioni. Se nessuno in fondo è sorpreso dal vedere sul palcoscenico più importante il numero uno dei Kansas City Chiefs, vera e propria superstar dello sport capace veramente di ogni tipo di giocata in condizioni spesso impossibili, la trasformazione del quarterback degli Eagles ha fatto sollevare più di un sopracciglio.

Hurts ad Alabama, una delle superpotenze del college football, non aveva convinto tutti, tanto da spingerlo a trasferirsi alla rivale Oklahoma per l’ultimo anno, fatto quasi inaudito a Tuscaloosa. Quando gli Eagles lo presero nel secondo turno del draft dopo aver firmato un contratto mostruoso con Carson Wentz, molti diedero dei pazzi al front office di Philly. Hurts era un gran corridore ma quando si trattava di lanciare il pallone non era certo affidabile. La trasformazione nella scorsa off-season è stata quasi miracolosa, tanto da lasciare di stucco molti esperti. Per la prima volta dal 2016, quando si trovarono di fronte Tom Brady e Matt Ryan, saranno di fronte quindi i due QB All-Pro, il meglio del meglio. L’ultima volta venne fuori una rimonta memorabile e uno dei Super Bowl più belli di sempre. Vedremo se anche stavolta le cose andranno così.

L'incognita infortuni

Sebbene lo scontro tra il protagonista della nouvelle vague dei quarterback di movimento e il suo possibile rivale per la corona dominerà le prime pagine dei giornali a stelle e strisce fino al calcio d’inizio del Super Bowl, a rovinare la festa potrebbero mettersi i rispettivi infortuni che hanno limitato il raggio di azione dei due QB di Philadelphia e Kansas City. Nel corso della sfida di due settimane fa contro i Jacksonville Jaguars, Mahomes aveva gettato nella disperazione i fedelissimi di Arrowhead quando era stato costretto a lasciare il campo quando gli si era girata la caviglia dopo un tackle. Dopo aver saltato un paio di drive ed esser stato fasciato negli spogliatoi, Mahomes era tornato in campo ma la sua mobilità era molto limitata. Le cose sono andate decisamente meglio contro i Bengals domenica, dove è stato protetto in maniera quasi perfetta dalla sua offensive line. Dopo lo spavento, la situazione sembra in netto miglioramento ma non è dato sapere se si tratti solo di pretattica.

Le cose non vanno molto meglio lato Philadelphia, dove Jalen Hurts sta ancora recuperando dopo un infortunio alla spalla che l’aveva costretto a saltare buona parte del finale della regular season. Nonostante i molti dubbi, Hurts ha fatto pochissimi errori durante le demolizioni dei Giants e dei 49ers ma la sua meccanica non è apparsa al meglio, specialmente nei lanci lunghi. C’è anche chi dice che il fatto di non averlo visto fare le sue solite corse opportunistiche non sia stato affatto un caso. Gli analisti sono rimasti impressionati dalla sua calma e dalla sicurezza mostrata in campo ma qualcosa ancora non torna. Basteranno dieci giorni per farlo ritornare al massimo? Lo vedremo solo il 12 febbraio.

Andy Reid Wikimedia

Andy Reid contro Nick Sirianni

Se gli occhi di tutti saranno sulla sfida in campo, lo scontro tra le due panchine non è meno affascinante. Da un lato torna per l’ennesima volta Andy Reid, uno dei migliori head coach della storia del football, universalmente considerato uno dei più creativi nel disegnare giocate offensive. Dall’altro il giovane rampante che nessuno si aspettava facesse così bene, l’italo-americano Nick Sirianni, paladino di un approccio utilitaristico, quasi minimalista, al gioco del football. Nell’epoca del gioco iper-offensivo, fin troppo fluido, i suoi Eagles sembrano rifarsi alle grandi squadre degli anni ‘80, alla difesa granitica dei Chicago Bears e alla predilezione per il gioco di corsa, nonostante abbiano un quarterback niente affatto scarso quando si tratta di colpire in profondità. A dare un pizzico di pepe in più all’incrocio un fatto niente affatto insignificante: Andy Reid ha guidato gli Eagles per 15 anni, riportandoli in alto dopo una lunga crisi.

Nick Sirianni Wikimedia

I due non potrebbero essere più diversi dal punto di vista caratteriale: tanto impacciato Sirianni in conferenza stampa (il suo debutto è ricordato come uno dei più imbarazzanti nella storia della NFL) quanto gioviale, quasi paterno Reid, la cui figura imponente fa immediatamente simpatia. Le loro squadre riflettono in qualche modo la loro personalità: i Chiefs sono spesso estrosi, un attimo sconsiderati, fin troppo sicuri dei propri mezzi, confidenti nel fatto che, alla fine, basta una giocata del mago Mahomes per togliere le castagne dal fuoco.

Gli Eagles, invece, sono seri, concentrati, determinati a non fare il minimo errore e punire severamente ogni disattenzione dell’avversario. La prova maiuscola messa dalla difesa contro l’effervescente attacco dei 49ers non è che l’ultima prestazione monstre di un reparto tra i migliori di sempre. Dall’altra parte, Hurts e soci sono metodici, micidiali nell’approfittare delle debolezze della difesa avversaria, punendola a forza di corse che sfruttano i buchi creati da una offensive line magistrale. Creatività contro concretezza, giocate da funambolo contro corse “ignoranti”, maestro contro allievo, Andy Reid contro Nick Sirianni – il Super Bowl LVII passerà anche da qui.

Quando l'ultimo Super Bowl?

Sia i Chiefs che gli Eagles non sono tra i soliti sospetti, quelle squadre blasonate che finiscono sempre tra le favorite degli esperti ma stanno vivendo una fase straordinaria nella loro storia. Kansas City, che dopo aver partecipato a due dei primi quattro Super Bowl, vincendo quello del 1970, era entrata in una lunghissima crisi, arriva alla terza finalissima in quattro anni, una striscia che ha fatto parlare molti di una vera e propria “dynasty”. Se al debutto di Mahomes contro i 49ers di Jimmy Garoppolo le cose erano andate alla grande, l’anno dopo, quando al Raymond James Stadium si trovò di fronte un certo Tom Brady, la macchina perfetta dei Chiefs beccò una pesante battuta d’arresto. La sconfitta dell’anno scorso contro i Bengals di Joe Burrow nell’AFC Championship ha impedito di fare un filotto memorabile ma stavolta Kansas City arriva con tutte le intenzioni di portare a casa il terzo anello.

Kansas City Super Bowl parade

Il rapporto tra la franchigia della Pennsylvania ed il Super Bowl è invece decisamente più complicato e legato a doppio filo ai tre allenatori più amati dalle parti di Philly. Nonostante una tifoseria appassionatissima e fedele come pochi, gli Eagles sono approdati alla finalissima solo tre volte, punti più alti della gestione di Dick Vermeil, Andy Reid e Doug Pederson. Se nel 1980 gli Oakland Raiders si sbarazzarono senza troppi problemi dei verdi, l’incrocio del 2004 con i Patriots di un giovane Tom Brady fu uno dei momenti più difficili della carriera dell’attuale tecnico dei Chiefs. Per vendicare la sconfitta di misura ci volle un vero e proprio miracolo, una giocata quasi insensata e un eroe che nessuno si aspettava, il panchinaro Nick Foles, che si è guadagnato una statua al di fuori dello stadio degli Eagles. Dal Super Bowl LII sono passati cinque anni ma la rivoluzione a Philadelphia è stata totale. Ancora una volta, nessuno si aspettava granché né da Sirianni né da Hurts ed ora sono i favoriti. Vedremo se ci sarà ancora una favola alla Rocky o se il talento e la genialità del duo Reid-Mahomes avrà la meglio.

Philadelphia Super Bowl parade

Le rivedremo ancora al top

Gli aspetti tattici e tecnici di questa finale sono tantissimi e ci vorrebbe un libro per esaminarli tutti. Una cosa è certa: queste due franchigie non sono arrivate in Arizona per caso e rimarranno ancora a lungo tra l’elite della NFL. La ricostruzione compiuta nel giro di poche stagioni dal general manager degli Eagles Howie Roseman è stata veramente prodigiosa, degna di farlo entrare nella hall of fame non ufficiale dei front office della NFL. A partire dalla scommessa Jalen Hurts, un prospetto sul quale ben pochi avrebbero puntato, a come è stato gestito il mega-contratto concesso all’ex franchise quarterback Carson Wentz, alla fine burrascosa dell’era Pederson alla serie incredibile di scelte nel draft da applausi a scena aperta, la rosa messa in piedi da Roseman è praticamente perfetta. Le sfide non mancano, specialmente se saranno proprio gli Eagles a vincere a Glendale. Hurts è al terzo anno del suo contratto da rookie e nella off-season ben 19 dei titolari potrebbero diventare free agents, mettendo in difficoltà la franchigia della Pennsylvania. Visto però l’acume del front office, difficile che si verifichi un’implosione verticale.

Stesso si può dire per i Chiefs, che hanno trovato il modo di garantire un contratto da record a Patrick Mahomes senza privarlo delle armi necessarie per far bene in campo. Ci sono stati addii dolorosi, come quello di Tyreek Hill e alcuni dei playmaker più affidabili iniziano ad essere avanti con l’età, ma i Chiefs continueranno ad affidare il loro futuro ad uno scouting tra i migliori della lega. Quando il 61,5% dei giocatori li prendi tramite il draft, vuol dire che sai esattamente quel che stai facendo.

Qualcuno lo perderai per strada quando chiederà un rinnovo fuori mercato ma, in tal caso, puoi sempre prendere un free agent, come successo nel caso di Valdes-Scantling e JuJu Smith-Schuster per rimpiazzare Hill. Andy Reid non è immortale ma sembra avere ancora tanta voglia di football. Le rivali non sono certo ferme e niente è così incerto come il futuro della NFL ma ci sono buone probabilità che queste due squadre le rivedremo a lungo nei piani alti del football.

Quindi, chi vincerà il Super Bowl LVII? I dinamici Kansas City Chiefs o i rocciosi Philadelphia Eagles? Nessuno lo sa, il che è esattamente quello che rende questo sport unico al mondo. Nonostante sia analitico come pochi altri, alle volte per fare la differenza basta davvero niente, una palla scivolata o una giocata da pazzi.

Il bello è che, comunque vada, qualunque cosa succederà in quelle quattro ore rimarrà per sempre nella storia del football. Buon Super Bowl a tutti!

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