Altro che fare pulizia Il Pd scopre 7 mesi dopo venti circoli sospetti

Terminate le indagini interne, ma i primi arresti risalgono a dicembre. Falso un iscritto su cinque: molte sezioni verso la chiusura

Altro che fare pulizia Il Pd scopre 7 mesi dopo venti circoli sospetti

Il Pd romano chiude le indagini su se stesso, avviate dal presidente-commissario Matteo Orfini e condotte anche dalla squadra di «#MappailPd», guidata dall'ex ministro Fabrizio Barca. Con le indagini chiuderà, probabilmente, anche un buon numero di sezioni «sospette». Più che circoli, centri di falsi tesseramenti, regno dei signori delle tessere e dei notabili romani del partito già colpiti o sfiorati da Mafia capitale.

Così, anche se Orfini dopo la seconda «puntata» di arresti Mondo di Mezzo ha difeso il partito e pure Marino, attaccando - su Ostia - il Movimento 5 Stelle, quello che si profila alla fine del repulisti è un giudizio immediato per il Pd capitolino abbastanza impietoso. Esito già prevedibile dopo la dura relazione di mezzo termine di Barca che, a marzo scorso, dopo lo screening su metà delle 110 sezioni dem di Roma, aveva individuato oltre alla parte «buona» anche «i tratti di un partito non solo cattivo ma pericoloso e dannoso: dove non c'è trasparenza e neppure attività, che “lavora per gli eletti” anziché per i cittadini e dove traspaiono deformazioni clientelari e una presenza massiccia di “carne da cannone da tesseramento”». Tanto che il controllo telefonico sulle tessere aveva portato a scoprire che un iscritto su cinque al Pd romano era falso.

Da marzo a oggi il gruppo ha continuato a lavorare. E il prossimo 19, la «fotografia» di Barca verrà «narrata» all'inaugurazione della festa Pd di Roma. Per qualcuno ci sarà poco da festeggiare. In questi mesi, le sinistre avvisaglie emerse nella prima fase del lavoro sarebbero state confermate, e per almeno una ventina di circoli territoriali il destino sembra segnato. In «pole» tra le sezioni a rischio ci sono quelle del III (bacino elettorale dell'ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti, «cooptato» dal Pd con Veltroni e arrestato per Mafia Capitale lo scorso 4 giugno) e del IV municipio, ma stando ai rumors si intonerà il de profundis anche per qualche circolo del centro storico e a Tor Bella Monaca, nel VI municipio, quest'ultimo già commissariato (e affidato a Gennaro Migliore). Qui, alle primarie 2013, nel seggio della sezione di via dell'Archeologia intervenne la polizia per sedare una rissa tra iscritti, dopo l'arrivo alle urne di un nutrito gruppo di africani e asiatici, perché qualcuno aveva assistito a un passaggio di soldi nelle mani degli immigrati. Lo stesso giorno Cristiana Alicata, piddina fresca di nomina renziana nel Cda Anas, denunciava su Facebook «le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica» in un seggio dell'XI Municipio, Magliana-Portuense, a due passi da un campo nomadi nel quale, tanto per cambiare, aveva lavorato la 29 giugno di Salvatore Buzzi. All'epoca Alicata finì accusata di razzismo, mentre l'allora segretario romano del Pd, Marco Miccoli, ora deputato, tagliò corto: «Se le primarie sono aperte agli immigrati, loro votano, punto».

Ora il lavoro cominciato con il commissariamento post-Mafia Capitale è finito.

Tutte le sezioni sono state monitorate e sottoposte a questionari rivelatori e, con gli altri due elementi dell'«operazione pulizia», la verifica diretta degli iscritti e l'analisi della sostenibilità finanziaria, secondo Orfini c'è tutto «per ridisegnare la mappa dei circoli». Basterà per togliere il partito ai «signori delle tessere», i potenti dem capitolini che hanno conquistato il Pd all'indomani dell'addio di Walter Veltroni?

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